Mercoledì 24 Aprile 2024

Gallerie a rischio, nuovo crollo in Liguria. Solo il 40% è in regola

Il dossier del ministero sulla sicurezza in autostrada: problemi in oltre 200 tunnel e ritardi ad adeguarsi alle regole Ue

Crollo in galleria (foto d'archivio)

Crollo in galleria (foto d'archivio)

Roma, 11 gennaio 2020 - Torna la paura in galleria. E ancora una volta al centro della cronaca c'è la Liguria. L'altra notte sulla A6, nel tunnel Ricchini, si è sollevata una nube di polvere che ha fatto pensare a un altro crollo. Pareva una replica di quello del 30 dicembre sull'A26, quando due tonnellate e mezzo di cemento si sono staccate dalla volta della Bertè, sulla rete Aspi. "Non si è verificato alcun crollo di intonaco né tantomeno di cemento ma solo una piccola nuvola di polvere di vernice staccatasi dal fianco", ha replicato Autostrada dei Fiori, la società che gestisce la Torino Savona. Su questa stessa tratta il 24 novembre è crollato un viadotto, spazzato via da una frana. 

Ma il nuovo episodio riaccende i riflettori sulla sicurezza nei tunnel autostradali, in particolare su quelli che superano i 500 metri e rientrano quindi nella rete Tern, Trans european road network. Quanti dei quasi 400 aperti al traffico sono stati promossi dalla direttiva Ue 54 del 2004,  recepita dal nostro Paese 2 anni più tardi? Avevamo l'obbligo di adeguarsi entro il 30 aprile 2019. Che cosa è stato fatto in questi 13 anni su uscite d'emergenza, colonnine di soccorso, idranti, impianti di ventilazione e illuminazione, bypass, sistemi di drenaggio? Quotidiano Nazionale si occupò dell'argomento a settembre 2018, quando gli esperti stimavano che appena il 20% delle gallerie fossero in regola con gli obblighi decisi dopo lo spaventoso incendio nel traforo del Monte Bianco. Era il 24 marzo 1999, fu una strage con 39 morti.

Oggi quella percentuale risulta raddoppiata, e il 60% dei nostri tunnel resta sempre fuori norma. Sono più di 200, esattamente quasi 240 dislocati da nord a sud, dalla Lombardia al Friuli, dalla Liguria alla Sicilia, passando per Marche, Toscana, Emilia-Romagna. Di queste gallerie non del tutto in regola, 105 sono quelle gestite da Autostrade per l'Italia. "Chi non si è completamente adeguato non è comunque a zero", ricordava due anni fa a Qn Flavio J. Caputo, ingegnere e consulente del MIT. "Sulla rete Aspi l'adeguamento degli impianti è in corso, o in alcuni casi già concluso, in oltre il 90% delle gallerie interessate. Nel restante 10% i lavori sono in corso di aggiudicazione", ha replicato ieri il gestore. Va chiarito che in tutti questi anni i concessionari hanno relazionato al Ministero sui lavori eseguiti in un regime di sostanziale autocertificazione. E quelle informazioni sono state alla base delle relazioni annuali.

Ora il Mit, incalzato dall'Europa, preme a sua volta sui gestori. Il 7 novembre il Consiglio Superiore dei lavori pubblici - in un documento acquisito dai finanzieri  genovesi del colonnello Ivan Bixio, che indagano sul crollo del ponte Morandi - elenca puntigliosamente ad Aspi i lavori da eseguire, non considerando soddisfacenti le soluzioni adottate fino ad oggi. E "diffida Autostrade per l'Italia a mettere in sicurezza immediatamente le gallerie" non conformi con il "completamento di tutti i requisiti minimi" riscrivendo fra l'altro di adottare  "opportune misure di limitazione della circolazione, ad esempio limitazione della velocità, distanziamento minimo tra i veicoli, divieto di sorpasso ai veicoli con massa a pieno carico maggiore di 3 tonnellate e mezzo e agli autobus". Deve essere valutata " la disponibilità di percorsi alternativi su cui poter indirizzare il transito di veicoli trasportanti merci pericolose, con interdizione al transito di questi mezzi nelle gallerie in cui non è presente l'impianto di drenaggio dei liquidi infiammabili e tossici". Si chiede ancora di connettere tutte le gallerie "con un centro di controllo garantendone la sorveglianza permanente H 24 e 7 giorni su 7", incrementando anche i controlli antincendio "con l'Impiego di personale in possesso di idoneo attestato".