Mercoledì 24 Aprile 2024

Funivia, l’audio della strage Dieci secondi poi lo schianto

Ascoltato durante l’udienza in tribunale: così ha ceduto il cavo del Mottarone

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Una tragedia fotografata da un audio di una decina di secondi. Due colpi secchi e un terzo prolungato, quello del cavo che scarrucola. Il file, che registra il momento della rottura, è stato fatto ascoltare in aula, anche sovrapposto al video della cabina numero 3 precipitata nel vuoto con i passeggeri a bordo, durante l’incidente probatorio disposto dal gip di Verbania Annalisa Palomba per fare luce sulle cause del disastro sulla funivia Stresa-Mottarone, che il 23 maggio 2021 ha provocato la morte di 14 persone e un solo sopravvissuto, il piccolo Eitan. Rumori anomali, che i periti indicano come un "tleng", si avvertivano già nelle registrazioni dell’8 maggio. Lo stesso suono si sente "nei giorni precedenti l’incidente", e anche il 23 maggio dell’anno scorso "durante lo spezzone di video che riprende tra le 9 e le 10" le corse della cabina che sarebbe caduta a mezzogiorno. Il suono di una tragedia annunciata, perché i tleng possono essere "le marcature sonore della rottura di alcuni fili che componevano la fune prima del collasso finale", quindi una "testimonianza che il lento processo di rottura progressiva dei fili (...) procedeva già da tempo".

L’ascolto del file audio, che ha provocato momenti di commozione in aula a Verbania, è uno dei passaggi dell’udienza di ieri. L’incidente probatorio – fissato per cristallizzare gli elementi di prova raccolti prima del dibattimento, alla presenza del procuratore di Verbania Olimpia Bossi, dei difensori dei 14 indagati e delle parti civili – proseguirà oggi. Dal lavoro dei periti informatici emerge che i dati conservati nel registratore di eventi riguardavano gli "ultimi otto mesi" prima dell’incidente e non l’ultimo anno come prevedono le norme. Inoltre hanno messo nero su bianco che dall’8 e il 23 maggio 2021 la cabina numero 3 ha effettuato tutte le 329 corse con i forchettoni inseriti, dato emerso dall’impianto video. La relazione del "collegio delle cause", presieduto dal professor Antonello De Luca, ha ricostruito la catena dei controlli tra cui quelli finali affidati all’ente Ustif (manca l’ispezione annuale 2020). Il cavo era deteriorato ben prima dell’incidente, e una corretta manutenzione avrebbe potuto evitare l’incidente. "Prego per le vittime, è l’unica cosa che mi solleva – spiega l’allora caposervizio della funivia Gabriele Tadini, uno degli indagati – ci penso tutti i giorni e mi sento responsabile". Il suo legale, l’avvocato Marcello Perillo, ha tenuto a precisare che suo interesse è "che venga precisato quali erano i ruoli relativi ai controlli" e quali erano le verifiche che spettavano a Ustif, Leitner e Sateco. Enrico Perocchio, l’allora direttore di esercizio, anche lui fra gli indagati, ha pronunciato poche parole: "Dentro di me sono morto il 23 maggio dell’anno scorso".

Andrea Gianni