Lunedì 29 Aprile 2024

La favola dei nonni d’Italia: 102 anni, sposi da 77. "Il nostro ultimo desiderio? Andarcene insieme da qui"

Domenico, ex bidello, è stato prigioniero in Tunisia nella Seconda guerra mondiale. "Ma Francesca mi ha aspettato, nonostante tutti le dicessero: trovati un altro uomo"

Chiaravalle Centrale (Catanzaro), 23 ottobre 2023 – Quella di Domenico e Francesca è una favola, ricca di storie ed emozioni. Loro sono i nonni d’Italia: hanno 102 anni ciascuno e sono sposati da quasi 77 (il 28 dicembre festeggeranno l’anniversario). Vivono a Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro, hanno avuto 9 figli, cinque dei quali ancora viventi (due morti neonati e due adulti), 13 nipoti e 11 pronipoti. Domenico Macrì ha fatto il bidello, mentre Francesca Squillace é stata bracciante agricola e casalinga.

Domenico Macrì e Francesca Squillace, 102 anni sposati da 77
Domenico Macrì e Francesca Squillace, 102 anni sposati da 77

Una lunghissima vita insieme, sempre d’amore e d’accordo. Domenico durante la Seconda guerra mondiale ha partecipato alla campagna di Tunisia, dove è rimasto prigioniero per 5 anni. Per tutto il periodo del conflitto Francesca ha aspettato il suo promesso sposo, opponendosi ai suggerimenti di parenti e amici che la invitavano a trovare marito perché Domenico, a loro dire, non sarebbe mai tornato. E invece é stata premiata col ritorno di Domenico. Poi, nel dicembre 1946, il matrimonio.

Domenico, come ha conosciuto Francesca?

"Abitavano vicini, siamo cresciuti insieme. Con mio papà andavamo a zappare in montagna da ragazzini: partivamo alla mattina e tornavamo alla sera. Dopo una giornata di lavoro, ci toccava un’altra ‘giornata’ di cammino: tra la casa e i campi c’erano 20 chilometri a piedi. E dovevamo anche scacciare i lupi nel bosco, usando il fuoco".

Qual è il segreto della vostra longevità?

"Pensi che in questa zona ci sono diversi centenari e abbiamo anche alberi secolari, come un pino che ne ha 300 di anni. Anche l’ambiente fa parte del gioco: la nostra via dovrebbero chiamarla ‘via dei Centenari’. A parte gli scherzi, abbiamo avuto un’alimentazione sana e fatto una vita in movimento. Nella nostra dieta c’erano poca carne, molte verdure coltivate direttamente e tanta attività fisica. Beviamo sempre il caffè alla mattina, un litro di vino al giorno, con ghiaccio, che ci prepara nostro figlio Mario".

E il segreto per un matrimonio così lungo?

"Ci siamo sempre scambiati tante carezze, baci, ci siamo aiutati a vicenda nelle faccende quotidiane. Io non sono mai stato un padre padrone, ma ho cercato di avere sempre modi affettuosi e di mettere la famiglia davanti a tutto".

I genitori di oggi spesso litigano davanti ai figli, non curandosi del trauma che arrecano. Voi quando discutevate come facevate?

"Io e Francesca non ci siamo mai permessi di bisticciare davanti ai ragazzi. Ogni sacrificio che facevamo era rivolto al bene della collettività. Abbiamo mandato tutti i figli all’università, solo una si è fermata al diploma. Abbiamo tramandato loro ogni conoscenza sulla natura, ma le apprezzano soprattutto ora. Quando avevano 20 anni non ci ascoltavano e ci considerandoci noiosi, ora capiscono l’importanza della saggezza dei genitori".

Cosa ricorda della Seconda Guerra Mondiale?

"Il conflitto mi ha traumatizzato molto, avevo spesso incubi. Ora che vedo gli scontri a Gaza, mi ritorna tutto in mente: la ferita si riapre. Una volta vidi un pezzo di pane secco che rotolava nel deserto, con i soldati affamati attorno. Tutti morivano di malattie, di dissenteria. Siamo stati 12 giorni e 12 notti in prima linea, quando avevano aperto il fuoco: pensavamo alla morte ogni minuto. Un commilitone accanto a me venne colpito in testa dalla mitragliatrice e io vidi il suo cranio aperto, col cervello che pulsava: sono immagini che ti porti dietro per sempre".

Quando è tornato in Italia immaginava che Francesca lo avrebbe aspettato?

"Lei ha sempre detto a tutti i familiari che la spingevano verso altri uomini: ‘fidatevi, Domenico torna’. Avevo 25 anni quando sono sbarcato e ci siamo sposati subito perché all’epoca eravamo già ‘vecchi’: le nozze si facevano a 17 anni in media. Mia madre sapeva leggere e scrivere, così grazie a lei ci spedivamo lettere dalla guerra".

Se avesse un ultimo desiderio quale esprimerebbe?

"Quello che hanno anche i miei figli, di andarmene insieme a Francesca. O comunque a pochi giorni di distanza. Tuttora ci prendiamo cura l’uno dell’altra, se io ho mal di testa le viene anche a lei, viviamo in simbiosi. Nella nostra vita non abbiamo mai avuto grossi problemi fisici, ma ora io mi lamento se non riesco più ad andare nell’orto e lei mi rimprovera: ‘ti alzi, ti fai il caffè, ti lavi e riesci a infilarti la camicia. Domenico, di cosa diavolo ti lamenti?’”.

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