Venerdì 26 Aprile 2024

Fare presto, c’è tempo solo per la vergogna

Paolo

Giacomin

Fare presto. L’Europa unita dal carbone e dall’acciaio nel 1952 si frantuma sul gas. Con calma, il Consiglio Energia ha partorito solo misure da economia di guerra, già annunciate settimane fa: razionamenti, contributi di solidarietà. Nessuna decisione sul tetto ai prezzi del gas chiesto da 15 Paesi membri, ma non gradito alla Germania. La stessa Germania che, alla vigilia del consiglio, in autonomia, ha varato uno scudo da 200 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese tedesche, innescando la giusta irritazione dei partner traducibile così: da soli non si va da nessuna parte, così finise la solidarietà. Il punto è semplice: lo choc energetico dipende dalla guerra di Putin allì’Ucraina. Il conto è servito a tutti i Paesi, non ci sono buoni o cattivi, ma ci sono quelli che hanno bilanci pubblici che consentono migliori margini di manovra. La Germania, per esempio. Che ha approvato un provvedimento, legittimo, al limite dell’aiuto di Stato e potenzialmente in grado di squilibrare il mercato interno europeo. Berlino sostiene il contrario e rassicura, la

Ue valuterà. Bruxelles ha garantito che prenderà in esame le proposte di price cap il prima possibile, ma ha già messo le mani avanti sottolineando la complessità tecnica di una misura radicale come sarebbe il price cap. Preoccupazioni fondate e tecnicamente motivate, ma il punto è un altro e riguarda il cuore dell’Unione europea. Perché è innegabile che l’immagine che esce da questa vicenda sia quella di un vecchio continente incapace di collaborare, messo in stallo dalla forza tedesca, Tetto al gas, russo o non, forchette di prezzo, distacco del prezzo dell’elettricità da quello del gas, fino a un nuovo recovery: le soluzioni, per quanto complesse, sono tutte sul tavolo. Manca all’appello un’Unione europea capace di scelte solidali. Un Europa perditempo, quando l’unico tempo rimasto potrebbe essere quello della vergogna.