Giovedì 25 Aprile 2024

Elezioni 2018, Napolitano: Gentiloni essenziale per la governabilità

Il presidente emerito: "Un punto di riferimento per la stabilità politica dell'Italia"

Giorgio Napolitano e Paolo Gentiloni (Ansa)

Giorgio Napolitano e Paolo Gentiloni (Ansa)

Roma, 21 febbario 2018 - Giorgio Napolitano scende nell'agone in vista delle elezioni 2018 del 4 marzo. "Paolo Gentiloni è divenuto punto essenziale di riferimento per il futuro prossimo e non solo nel breve periodo della governabilità e della stabilità politica dell'Italia", dice il presidente emerito della Repubblica durante la consegna al premier del premio Ispi istituito in ricordo dell'ambasciatore Boris Biancheri. Un'affermazione che sa di endorsement e giunge dopo le parole di Romano Prodi che aveva evidenziato come col premier il Paese sia "forte" e "sereno". Matteo Renzi, a proposito di un possibile bis di Gentiloni, nei giorni scorsi aveva sottolineato come il premier potesse "giocarsi le sue carte" per un'eventuale conferma. "Non litigheremo", assicurava il segretario Pd. 

Per Napolitano Gentiloni ha saputo "conquistare una limpida e motivata fiducia tra gli italiani e nelle relazioni internazionali". Da presidente del Consiglio "ha coerentemente concentrato sull'Europa le sue energie" e ha tra i suoi maggiori successi "la conferenza Euromed promossa da Ispi e ministero degli Esteri e animata da impulso e interventi del presidente del Consiglio".

GENTILONI - "In quasi due anni da ministro degli Esteri e in un anno da presidente del Consiglio - dice Gentiloni, a proposito di Napolitano, durante i ringraziamenti per il riconoscimento ricevuto - ho visto quanta autorevolezza ha Napolitano: all'estero è considerato uno degli asset del nostro Paese". E ha aggiunto: "Non ha detto cose banali su di me ma ha scavato nella mia biografia e tutti noi sappiamo quanto le nostre biografie siano assolutamente presenti nel nostro modo di vivere e di lavorare".

RENZI  - Nel frattempo Matteo Renzi, alle prese coi problemi del Pd in Alto Adige, con 14 della minoranza che hanno lasciato il partito a 10 giorni dal voto, ha parlato questa mattina a Circo Massimo, su Radio Capital. Il segretario Pd ha ribadito che "le larghe intese non sono mai iniziate. Berlusconi ha votato per il governo Monti e Letta ma mai per il mio". Quindi ha attaccato D'Alema ("E' dalle Europee che prova a distruggere il Pd") e Di Maio, definendo il leader 5 Stelle il "capo del partito degli impresentabili".