Venerdì 26 Aprile 2024

Liceale scomparso, l’appello del campione Grattarola: “Torna a casa. Non devi dimostrare niente a nessuno”

Anche il mito del trial impegnato nelle ricerche del 16enne sparito nel nulla nel Lecchese: “Hai un’intera vita davanti per realizzare i propri sogni. Chi ti vuole bene ti sta cercando e sta soffrendo”

Edoardo Galli

Edoardo Galli

Colico (Lecco) – “Torna a casa, non hai nulla da dimostrare a nessuno". È l’appello del campione del mondo di trial Matteo Grattarola al 16enne di Colico che giovedì scorso è scappato da casa. La leggenda mondiale del trial, pluricampione tricolore e iridato, 36 anni, originario di Bellano con casa a Margno, in Valsassina, nei giorni scorsi ha partecipato personalmente alle ricerche dell’adolescente scomparso, setacciando in sella alla sua moto i sentieri sulle montagne della Valsassina, dove Matteo abita.

Se potesse parlare con il ragazzino, cosa gli direbbe?

"Gli direi di tornare subito a casa, dai suo genitori. Qualsiasi siano le cause che lo hanno spinto a scappare, ha un’intera vita davanti per realizzare i propri sogni. Non deve dimostrare niente a nessuno. Deve solo tornare a casa perché i suoi genitori, i suoi familiari, i suoi amici e quanti gli vogliono bene stanno soffrendo e lo cercano. Non c’è motivo per rovinarsi la vita".

Perché ha partecipato anche lei alle ricerche?

"Come atleta sono tesserato della Fmi, la Federazione Motociclistica Italiana. Inoltre sono socio del Moto Club Valsassina, dove abito. Nel 2022 è stato firmato un protocollo d’intesa con i tecnici del Soccorso alpino e speleologico lombardo che prevede il nostro supporto ai volontari per alcuni interventi".

Tipo?

"Oltre al trasporto dei soccorritori o del materiale di soccorso in luoghi che non sono raggiungibili con i mezzi fuoristrada tra i compiti vi è l’insegnare ai volontari del Soccorso alpino a guidare al meglio le moto da trial che hanno in dotazione, e la ricerca di persone scomparse. Con le moto da trial siamo in grado di percorrere e perlustrare velocemente sentieri che altrimenti a piedi ci vorrebbero ore per battere. In questo modo i tecnici del Soccorso alpino sono in grado di concentrarsi su altre zone che solo loro sono in grado di perlustrare, come burroni, canaloni e aree molto impervie".

Lei che zone ha controllato? "Ho percorso i sentieri nella zona a monte di Casargo e ho controllato baite, capanni dei cacciatori e altri ripari dove magari il 16enne avrebbe potuto nascondersi o rifugiarsi. Purtroppo non era lì e nemmeno ho riscontrato indizi di un suo possibile passaggio".

È la prima volta che partecipa alla ricerca di persone scomparse o collabora con i tecnici del Soccorso alpino?

"No, mi è già capitato in diverse occasioni. Se posso, come successo martedì pomeriggio con il 16enne, non ho alcun problema a inforcare la mia moto e partire dove occorre. Mi sembra il minimo mettermi a disposizione se c’è bisogno, specie per aiutare un ragazzo e i suoi genitori. Non riesco nemmeno a immaginare quello che stanno passando. Spero solo possa presto tornare a casa sano e salvo".