Martedì 23 Aprile 2024

Il capo dell’antidroga: “Serve più fiuto digitale. Ora la caccia ai narcos si sposta sul web”

Il dirigente Martino: la ’ndrangheta è leader in Italia, gli albanesi all’estero. "I grandi carichi si muovono via nave, dall’Ecuador, o sui tir dai Balcani Pagamenti e messaggi solo su canali criptati e difficili da intercettare"

Traffico di droga: le nuove rotte

Traffico di droga: le nuove rotte

Accanto all’immagine classica dei container che viaggiano sulle navi cargo, ai motoscafi che volano sulle onde, ai doppi fondi dei Tir che macinano migliaia di chilometri, per capire il grande gioco del narcotraffico metteteci anche la parte oscura di internet e le piattaforme tecnologicamente più avanzate. Per combattere i signori della droga servono segugi dal fiuto fino, ma anche conoscenza della tecnologia digitale, come conferma il dottor Marco Martino, direttore della Seconda Divisione del Servizio centrale operativo della Polizia, che coordina le indagini sulle organizzazioni criminali del traffico di stupefacenti.

Come avvengono i pagamenti fra narcotrafficanti?

"A volte in contanti, ma spesso le organizzazioni criminali utilizzano criptovalute più difficili da individuare o transazioni nei paradisi fiscali. Trattano tra di loro attraverso comunicazioni criptate e canali digitali protetti".

Oltre a eroina e coca che altra sostanza circola?

"Vanno molto le droghe sintetiche come l’extasy, ma il mercato è in continua evoluzione e talvolta troviamo sostanze mixate con principi attivi che non compaiono nelle tabelle ufficiali. Dobbiamo continuamente aggiornarci anche con sistemi di allerta preventivi sulle nuove molecole in circolazione".

Le rotte del narcotraffico?

"I grandi quantitativi viaggiano via nave e cambiano a seconda delle operazioni di contrasto. L’Equador è uno dei poli di partenza. Fra i porti di arrivo più frequenti possiamo citare il Libano, Anversa, Gioia Tauro. I carichi proseguono poi sui camion dove la droga viaggia nei doppi fondi, nascosta nella merce, o su auto di grossa cilindrata".

C’è anche una rotta di terra?

"È quella balcanica. Gli stupefacenti arrivano da Turchia e Albania a bordo dei Tir. La geografia dei percorsi ricalca in parte le rotte del traffico di migranti".

I paesi principali produttori?

"Certamente Colombia, Perù e Bolivia per eroina e coca, ma la raffinazione avviene in gran parte in Equador, Brasile, Messico. Da Marocco, Albania e Turchia arrivano anche grandi quantità di hascish e marijuana".

Chi è l’organizzazione criminale più forte in Italia?

"La ‘ndrangheta è leader. Dispone di capisaldi dal Canada all’Australia, all’Argentina al Messico. Ci sono broker che trattano direttamente con i cartelli della droga nei paesi d’origine. Per far arrivare i carichi via nave spesso utilizzano triangolazioni su rotte meno sospette, con partenza per esempio dal Brasile verso la Costa d’Avorio e poi l’Italia".

I clan stranieri più attivi?

"Stando ai numeri l’attenzione massima è verso la criminalità albanese, specializzata al pari dei clan calabresi. Possiede grande capacità di adattamento e tratta con i cartelli sudamericani. Molto pericolosa anche la mafia nigeriana come dimostra la recente operazione a Torino della Polizia con 16 arresti del clan Eiye"

Le città italiane più interessate al narcotraffico?

"Sicuramente Roma dove i clan stranieri si alleano con i locali, ma anche, Milano, Napoli, Bologna e Foggia. In quest’ultima abbiamo fatto decine di arresti dopo aver infiltrato agenti sotto copertura".

Quanto aiuta la tecnologia nelle indagini internazionali?

"È fontamentale accanto al fattore umano per la collaborazione fra Paesi. Tempo fa l’Fbi aveva creato un server di telefonia cifrata. Poi è riuscita a distribuire fra i narcos telefoni che hanno consentito di svelare un maxi traffico collegato al mercato delle armi".