Mercoledì 24 Aprile 2024

Custode dell’etica repubblicana

Raffaele

Marmo

Niente è mai stato casuale nelle parole del Capo dello Stato. Ma a questo punto della storia della sua incarnazione del ruolo presidenziale è appropriato parlare di "metodo Mattarella". Che è esattamente quello di rimanere rigorosamente fuori dall’agone politico quotidiano, ma di segnare altrettanto nettamente i confini dei valori dell’etica repubblicana e costituzionale. Senza enfasi a caldo e, però, senza sconti a freddo.

Il Presidente della Repubblica, dunque, si pone più che mai non solo come il custode - il che è costantemente avvenuto anche nel primo settennato - ma, soprattutto in questo secondo mandato, come l’autorevole interprete di una linea di fermezza antica che vuole impedire cedimenti e deviazioni non accettabili neanche sul terreno della provocazione politica più contingente.

Senza concessioni alla retorica del momento e dell’istante.

Da qui, solo per citare gli ultimi casi, l’intervento di qualche giorno fa che ha volutamente rimesso a posto deviazioni e sconfinamenti sulla questione "razza": "La persona, non l’etnia, merita protezione. La Costituzione vieta nefaste concezioni di supremazia della razza". Da qui, ieri, l’avviso "mai mettere a tacere la presentazione di un libro", con evidente riferimento alle contestazioni recenti al Salone del Libro di Torino alla Ministra Eugenia Roccella. Per sottolineare il limite invalicabile di ogni protesta.

È il "metodo Mattarella", insomma. Che non lascia correre, né per una sorta di quieto vivere politico né per un malinteso senso della distanza istituzionale, le violazioni dei principi alla base del Patto costituzionale. Ed è un "metodo" che non si manifesta nell’immediatezza dei "fatti incriminati", ma seleziona le occasioni: i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni o il centenario di Don Lorenzo Milani.