Venerdì 26 Aprile 2024

Covid, aeroporti di Milano in crisi nera. Restano aperti ma il traffico crolla

Si può viaggiare solo per lavoro e motivi di salute. Meno 85% di presenze sui voli

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Quarantaquattro miliardi di euro – indotto compreso – e 388mila posti di lavoro. Di questo valore, generato un anno fa dagli aeroporti milanesi nel nord Italia, il Covid ne lascerà ben poco nel 2020. La parziale ripresa estiva è stata una breve parentesi tra il lockdown primaverile (con la chiusura degli scali di Linate e di Orio al Serio e Malpensa aperta solo per gli spostamenti indispensabili di persone e merci) e la nuova zona rossa in vigore da oggi in tutta la regione. Le conseguenze dipenderanno dalle decisioni delle compagnie aeree fa sapere Sacbo, la società che gestisce Orio al Serio. Se la domanda di voli calerà – effetto scontato con i divieti di spostamenti – si innescherà un effetto domino: minor traffico aereo, minor indotto. A differenza del lockdown di marzo-maggio, gli aeroporti restano aperti. Ma nella zona rossa ci si potrà imbarcare solo con l’autocertificazione e solo per lavoro, motivi di salute, urgenze. Non per una vacanza. "Dopo una timida ripresa estiva, a settembre abbiamo avuto un -77% del traffico, oggi siamo a -85%", ha dichiarato Armando Brunini, ad di Sea, che gestisce Malpensa e Linate.

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I dati pubblicati da Assaeroporti, l’associazione italiana gestori aeroporti di Confindustria, sono indicatori della crisi: da gennaio a settembre, rispetto al 2019, Orio ha perso il 56,7% dei movimenti, il 68,9% di passeggeri e il 51% del traffico merci. Linate rispettivamente il 51,2%, il 62,3% e l’87,1%; Malpensa il 58,3%, il 70,9% e il 13,6%. Sea calcola che ogni aereo genera sul territorio una ricaduta di 150mila euro. Con il taglio dei voli effetto della zona rossa il rischio è (quasi) di azzerare l’indotto.

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