Venerdì 26 Aprile 2024

Coronavirus. Regioni, confini aperti in giugno. Ma il via libera è appeso a 21 cavilli

A decidere la nostra estate una serie di indicatori. Da lunedì si potranno rivedere gli amici, senza sconfinare

Il ministro Francesco Boccia (Ansa)

Il ministro Francesco Boccia (Ansa)

Roma, 13 maggio 2020 - Intanto: dal 18 maggio si potranno rivedere gli amici. Se però questi amici vivono in un’altra regione, anche limitrofa, la musica cambia radicalmente. Idem per le seconde case, che sempre da lunedì potrebbero essere raggiungibili senza vincoli purché nella regione di residenza. Per gli spostamenti interregionali bisognerà aspettare almeno il 1° di giugno. Giorno in cui, almeno secondo le indicazioni attuali, ci si potrà anche recare nella propria seconda casa: in altre parole, non sarà più valida la regola degli spostamenti concessi solo per lavoro, salute o necessità.

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Il governo, dal canto suo, mantiene la linea della prudenza, espressa ieri dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia: "Tutto dipenderà dai dati del monitoraggio delle singole regioni che a partire da giovedì (domani, ndr) vedremo ogni settimana e saranno sempre pubblici. Due regioni a basso rischio, a maggior ragione se limitrofe, sarà naturale che potranno avere mobilità interregionale. Ma se una regione è ad alto rischio e una a basso rischio ci saranno inevitabili limitazioni automatiche. Questo meccanismo non è stato ancora definito perché è il più complesso e andrà deciso insieme".

Dire complesso, in realtà, è dire poco. Perché si dovranno tenere presenti ben ventuno indicatori diversi prima di poter fare ulteriori passi in avanti; si va dal numero di tamponi effettuati al grado di saturazione delle terapie intensive, fino al valore dell’indice di contagiosità R0. E proprio sulla base dell’andamento della curva epidemica, il ministero della Salute e Regioni potranno decidere se procedere a ulteriori e successivi allentamenti o, al contrario, se ritornare a misure restrittive. Il ‘check’ del rischio sarà affidato ad un’apposita cabina di regia (l’ennesima), che coinvolgerà ministero, Regioni, e Iss e verrà effettuato "almeno settimanalmente". In pratica, ogni settimana si avrà una sorta di bollettino del livello di rischio rispetto a una trasmissione "non controllata e non gestibile nelle Regioni". 

Tre sono i macro criteri: capacità di monitoraggio; capacità di accertamento diagnostico e gestione dei contatti; tenuta dei servizi sanitari. Tra gli indicatori particolari, da tenere sotto controllo il numero di casi sintomatici e la percentuale di tamponi positivi. Ed ancora: si dovrà monitorare il numero di nuovi focolai e di accessi al Pronto soccorso (Ps). Per ogni indicatore è fissato un livello di "soglia" e uno di "allerta". Per i tamponi, ad esempio, la soglia accettabile è il trend di diminuzione in ospedale e Ps. Inoltre, si sarà nella soglia se l’indice di contagio R0 è inferiore a 1 in tutte le Regioni, mentre scatta l’allerta se è sopra 1. Ovviamente, per la riapertura, sarà importante anche il numero di posti letto disponibili nelle strutture ospedaliere, e in particolare nelle terapie intensive.

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