Martedì 30 Aprile 2024

Coronavirus. Conte-Fontana, guerra sulle zone rosse

Palazzo Chigi: la Lombardia avrebbe potuto chiudere i focolai della Bergamasca. La replica del governatore: non abbiamo colpe

Giuseppe Conte, 55 anni, presidente del Consiglio

Giuseppe Conte, 55 anni, presidente del Consiglio

Roma, 7 aprile 2020 - Se la volevate, potevate farvela da soli. No, solo lo Stato aveva il potere di creare una zona rossa. Tra palazzo Chigi e Regione Lombardia divampa la polemica per il pasticcio della mancata chiusura dei comuni di Alzano e Nembro, centro del focolaio della Bergamasca. Una chiusura caldeggiata il 3 marzo da Regione Lombardia e avallata dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Coronavirus ma che Conte non volle firmare perché il 7 preferì una ordinanza che trasformava l’intera Lombardia in zona rossa. Una scelta che ha fatto discutere. "La responsabilità di non firmare è di Giuseppe Conte" attaccano i leghisti. "La zona rossa doveva farla lo Stato, solo loro avevano il potere" insiste l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera.

Ma Giuseppe Conte non ci sta, e mette i puntini sule ‘i’. "Se la Lombardia avesse voluto, avrebbe potuto fare di Alzano e Nembro una zona rossa – ha scritto al quotidiano online Tpi.it il premier – . Non vi è argomento da parte della Regione Lombardia per muovere contestazioni al governo nazionale. Se la Regione Lombardia ritiene che la creazione di nuove zone rosse andasse disposta prima, con riguardo all’intero territorio regionale o a singoli comuni, avrebbe potuto tranquillamente creare zone rosse, in piena autonomia". "Si fa presente – aggiunge Conte – che le Regioni non sono mai state esautorate del potere di adottare ordinanze urgenti. Peraltro la Lombardia, quando ha voluto introdurre misure più restrittive, l’ha fatto, al pari di quanto hanno fatto altre Regioni come il Lazio, la Basilicata e la Calabria, nei cui territori, con ordinanza, sono state create zone rosse limitatamente al territorio di specifici comuni". E quindi, è il ragionamento, non date al governo una colpa che non ha. La zona rossa poteva tranquillamente essere regionale.

Il governatore Attilio Fontana da parte sua – forse conscio che l’ordinanza restrittiva avrebbe effettivamente potuto farla – raffredda la rabbia leghista e cerca di non esasperare i toni. "Io non ritengo – dice – che ci siano delle colpe in questa situazione, perché noi avevamo chiesto che venisse istituita una zona rossa intorno a Nembro e Alzano e la risposta è stata una zona rossa in tutta la Lombardia", ma "ammesso che ci sia una colpa – sottolinea – la colpa eventualmente è di entrambi".

"Forse su Alzano – ammette poi il governatore – si sarebbe potuto fare qualcosa di più rigoroso, ma dopo che era stata istituita una zona rossa noi non avevamo più possibilità neanche dal punto di vista giuridico di intervenire". Sul botta e risposta il premier è tornato in serata, dopo il Cdm, per ammorbidire un po’ i toni (ma non la sostanza) e precisare di non aver voluto fare polemica: "Ho bisogno della collaborazione di tutti, governatori e sindaci. Mi è stato chiesto – ha detto in conferenza stampa – se il governatore della Lombardia poteva assumere ordinanze più restrittive e abbiamo risposto che non abbiamo impedito di farlo. Ma non voglio imputare o scaricare responsabilità. Abbiamo sbagliato o fatto bene? Abbiamo agito in scienza e coscienza e ce ne assumiamo la responsabilità". Ma sul fatto che la Lombardia quella zona rossa poteva farsela da sola, se voleva, Conte riconferma tutto.