Lunedì 20 Maggio 2024

Inail: “Franco di Mare non è tutelato da noi e la pratica non è bloccata”. Il legale: “La Rai deve risarcire”

L’Istituto lo sottolinea in una nota in riferimento ad alcuni articoli usciti. L’avvocato del giornalista: “All'Inail spetta fare gli accertamenti sull'amianto, li citerò per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all'infortunio”

Roma, 30 aprile 2024 - Franco Di Mare è persona non tutelata e la pratica di malattia professionale "non è bloccata dall'Inail", come si legge in alcuni articoli, infatti l'Istituto all'inizio di dicembre non ha potuto fare altro che prendere atto che si trattava di "persona non tutelata" ai sensi della normativa Inpgi. Nella nota l'Inail sottolinea che "le malattie dei professionisti dell'informazione titolari di un rapporto di lavoro subordinato sono tutelate solo dall'inizio del 2024, dopo la fine del periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell'Inpgi a quella dell'Istituto".

Inail: “Non era sotto tutela”

Inail ha spiegato: "L'Istituto è venuto a conoscenza del caso alla fine dello scorso mese di ottobre, durante il periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell'Inpgi, l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, a quella dell'Inail. Come stabilito dalla legge di bilancio 2022, fino al 31 dicembre 2023 l'assicurazione contro gli infortuni dei giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica ha continuato a essere gestita secondo le regole previste dalla normativa vigente presso l'Inpgi alla data del 30 giugno 2022, che non prevede la tutela dalle malattie professionali. Dal primo gennaio 2024, invece, i giornalisti dipendenti sono tutelati dall'assicurazione obbligatoria Inail sia contro gli infortuni sul lavoro sia contro le malattie professionali manifestatesi a partire dalla stessa data".

Il legale: "La Rai deve risarcire il danno”

"All'Inail spetta fare gli accertamenti sull'esposizione all'amianto e li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all'infortunio, ma è la Rai che deve risarcire il danno. Spetta all'azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie". Le parole racchiuse in una nota di Ezio Bonanni, legale di Franco Di Mare, che ha anche sottolineato che la prima comunicazione sulla vicenda risale al 13 luglio 2021 e l'ultima al 19 marzo 2024.

“Anche il suo agente ha scritto ai vertici Rai”

"Nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni, formali e informali e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate all'azienda. Mi risulta che anche Jean Pierre el Kozeh, agente di Di Mare, in un ultimo tentativo di definizione bonaria della vicenda, abbia scritto a novembre 2023 ai vertici Rai delle e-mail, ma anche a queste non è stata mai data risposta". E continua: "Apprendiamo, quindi, con sorpresa, che la Rai sostenga di aver attivato una procedura Inail, quando invece, ben diversamente, è certo che è stato Di Mare ad avere avviato e sollecitato quantomeno la costituzione delle prestazioni previdenziali dovute ricevendo dall'Ente la richiesta dello stato di servizio ovvero proprio quel documento che, seppur più volte sollecitato anche via pec, la Rai non ha mai consegnato. Specificato questo va però precisato che non occorre alcuna valutazione Inail sull'azione di risarcimento del danno, che si fonda sulle condotte della RAI che non ha tutelato la salute del dottor Di Mare, quale inviato in luoghi altamente contaminati con amianto e radiazioni".

"Non interessa il risarcimento: è questione di principio” 

E conclude: "Voglio ribadire che l'interesse di Di Mare non è il risarcimento, ma è una questione di principio. Come lui stesso ha spiegato in tv da Fazio, è l'assenza di risposta ad averlo ferito. A marzo abbiamo proceduto con la messa in mora della Rai, anche se Di Mare non voleva. In Rai sapevano tutto e io confermo quello che lui ha detto. Io ho seguito anche un altro caso di mesiotelioma su un dipendente che si è ammalato a Viale Mazzini ed in quel caso ho avuto subito risposta. Lì ho capito che sulla vicenda di Di Mare qualcosa non quadrava. È un tumore che ha quasi sempre un esito infausto e tirarla per le lunghe impedisce alla persone di ottenere il giusto sostegno. Voglio essere rispettoso della Rai, ma anche a Viale Mazzini c'era moltissimo amianto, non sono stati molto previgenti. Sono a rischio pure i vertici, è una malattia che non guarda in faccia a nessuno, bastano dosi basse. Hanno perso troppo tempo. Se l'attuale dirigenza ritiene di voler cambiare atteggiamento noi siamo disponibili all'interlocuzione purché questa, visto il lungo tempo ormai trascorsi dalla prima comunicazione, sia rapida, leale, trasparente e tempestiva".