Giovedì 18 Aprile 2024

Convivenza sempre più difficile "La gente è stufa delle aggressioni"

Il coordinatore per i grandi carnivori del Trentino: all’inizio c’era entusiasmo per il ripopolamento "Ma i plantigradi si sono riprodotti troppo velocemente in relazione alla densità di popolazione".

Convivenza sempre più difficile  "La gente è stufa delle aggressioni"

Convivenza sempre più difficile "La gente è stufa delle aggressioni"

di Riccardo Jannello

TRENTO

Il progetto di ripopolamento Life Ursus è fallito o no?

"Diciamo – risponde Claudio Groff, coordinatore per i grandi carnivori della Provincia di Trento, ma soprattutto membro della Iucn, la più importante organizzazione mondiale per la sicurezza ambientale – che gli obiettivi che si poneva sono stati raggiunti in un tempo più breve di quanto pensassimo e quindi sono poi nate delle criticità esplose tragicamente con l’ultimo episodio".

Che cosa è andato storto?

"Che il ripopolamento partito con i nove esemplari sloveni ha portato velocemente a un numero più alto di plantigradi del previsto. Pensavamo al raggiungimento nel lungo termine di una popolazione di 40-60 esemplari e invece siamo giunti subito a 50 e ora siamo sopra i cento".

Sembra che sia mancato soprattutto il risultato sociale, è cosi?

"Sì, perché dal punto di vista biologico è stato sicuramente un successo che ha permesso che l’orso alpino non si estinguesse. Purtroppo i danni e le aggressioni che si sono succedute hanno fatto cambiare alla popolazione il sentimento verso Life Ursus, che prima era favorevole secondo le nostre indagini. Negli ultimi anni, invece, la popolazione intervistata ha cambiato opinione".

Questo conflitto come si risolve?

"Dal punto di vista della comunicazione, innanzitutto. Il Trentino era l’unico luogo dove l’orso non era mai scomparso, anche se era ridotto a tre o quattro esemplari, e dove nel passato, quando la popolazione dei plantigradi era molto maggiore, non era mai successo nulla. Ma certo il fatto che siamo una zona con una densità abitativa molto più alta rispetto a quelle confinanti ha creato difficoltà e maggiore possibilità di incontro e scontro fra animali e uomo".

È cambiato anche il comportamento dell’orso?

"Non credo davvero, l’orso ha le sue caratteristiche che sono le stesse, certo l’antropizzazione non ha favorito una coesistenza felice".

Come vi state muovendo per risolvere i problemi?

"Con un notevole sforzo finanziario per il monitoraggio, la formazione del personale e la gestione dei danni. Forse potevamo fare di più prima, ma ora dobbiamo concentrarci sul presente".

E come si fa in questo caso?

"Bisogna agire in modo molto concreto. Il soggetto che diventa pericoloso deve essere rimosso, che sia abbatterlo o metterlo in cattività in qualche zoo, bisogna comunque farlo in modo rapido anche per evitare le forti contrapposizioni ideologiche che spesso mettono le associazioni ambientaliste contro la popolazione".

Per ora quanti animali sono stati rimossi?

"Tre sono stati trasferiti in zoo, uno è stato abbattuto e uno è morto durante la cattura".

Gli animali sono tutti mappati geneticamente?

"Per quello che è possibilee sì".

E hanno la radiolocalizzazione?

"Solo pochi hanno il collare; è molto costoso".

Avevate già deciso altri abbattimenti?

"Sì, ma ci siamo sempre trovati davanti a decisioni dei tribunali amministrativi che hanno dato ragione a chi era contrario alla decisione"

Come si salvano uomo e animali?

"Con un approccio più pragmatico: l’abbattimento dell’orso pericoloso deve essere l’ultima scelta e può fare bene anche alla stessa specie".