Venerdì 26 Aprile 2024

Colpo di coda della crisi: persi 243mila posti

I dati dei primi tre mesi dell’anno. In un anno sono 900mila. Ma Draghi vede la ripartenza: "Basta sussidi, è il momento degli investimenti"

di Claudia Marin

La crisi morde ancora e falcia quasi un milione di posti di lavoro in un anno: soprattutto tra donne, under 35 e lavoratori autonomi, accentuando il divario giovani-anziani. Ma l’economia mondiale ha già un piede fuori dal baratro (tanto che da Bankitalia vedono il Pil italiano a +5%) e Mario Draghi è pronto per la fase due della sua cura: basta sussidi, ora più spese per investimenti e nuove politiche attive per l’occupazione. "Ci sono ottimi motivi – spiega il premier - per avere una politica di bilancio espansiva". Mentre il ministro Renato Brunetta spinge per un Patto sociale per il lavoro privato e Pd e Lega sono all’opera per un decreto-ponte per disinnescare la mina del blocco dei licenziamenti con una soluzione selettiva.

L’Istat certifica che sono 900mila gli occupati in meno nel I° trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre rispetto al trimestre precedente la riduzione è di 243mila unità. Il tasso di disoccupazione raggiunge il 10,4%, con un aumento di 0,5 punti sul quarto trimestre 2020 e 1,2 punti sul primo trimestre del 2020. Le persone in cerca di lavoro sono 2,5 milioni, 103mila in più sul trimestre precedente e al livello più alto dopo il secondo trimestre del 2019. E questo mentre dallo Svimez lanciano l’allarme sui giovani Neet (non occupati, né in percorsi di studio e di formazione), che al Sud nel 2020 sono cresciuti toccando il 36,1% del totale (dal 35,8% del 2019) e al Centro Nord sono passati dal 16,6% al 18,6%. Una situazione, dunque, di forte tensione e incertezza soprattutto per il lavoro autonomo, che scende per la prima volta sotto i 5 milioni di unità, con un notevole divario tra giovani e vecchi e, ancora una volta, con la penalizzazione delle donne lavoratrici.

Ed è soprattutto alle donne e ai giovani bisogna provvedere, spiega Draghi, ora che bisogna gestire la ripresa in maniera diversa dalle crisi precedenti: "In passato, in occasione delle altre crisi, nei nostri Paesi ci siamo dimenticati della coesione sociale", ha sottolineato al tavolo del G7, e agire diversamente è un "dovere morale".

Certo è che le acque si stanno muovendo e, secondo le stime di Bankitalia, l’occupazione crescerà nel secondo trimestre per riportarsi a livelli pre-Covid entro il 2023. "Questo è un buon periodo per l’economia mondiale – rileva Draghi –. La ripresa ha avuto un forte picco e le politiche attuate durante la fase più acuta della pandemia su sono mostrate corrette. Ci siamo concentrati su misure di sostegno rivolte alle imprese e alle persone. Ora ci stiamo orientando sempre di più sulla spesa per gli investimenti e meno su forme di sussidio".

Resta però il nodo dei licenziamenti: i sindacati confermano la loro richiesta di prolungamento del blocco unificando le date della scadenza dello stop al 31 ottobre. "Non ci piace il governo che si prende la responsabilità di scelte unilaterali come è stato con il Sostegni bis e che crea un pasticcio evidente come quello dell’uscita dal blocco dei licenziamenti", ha affermato il leader della Cisl, Luigi Sbarra. Ma il Pd e la Lega, principalmente, lavorano a un accordo per una soluzione selettiva, con la proroga del divieto settore per settore, da tradurre in un decreto legge ponte.