Giovedì 25 Aprile 2024

Caos Serie A, scontro nel governo sullo stop La Lega non decide. E c’è un altro positivo

La sottosegretaria Zampa: "Campionato da sospendere". Poi il dietrofront. Il ministro dello Sport Spadafora: "Parole avventate". Salgono a 11 i calciatori infetti del Genoa. I venti club tornano a riunirsi oggi, i dubbi sul rinvio della prossima partita dei rossoblù

Migration

di Paolo Franci

"Dobbiamo seguire il modello Uefa". L’indicazione che esce dalla riunione fiume del Consiglio di Lega di Serie A – che ieri sera si è aggiornato per tornare a riunirsi oggi – è chiara e anche sofferta, ma non può essere una decisione. Per arrivare alla fumata, bianca o nera che sia, in casi così delicati ci vuole il massimo della democrazia: i 20 club che con tutta probabilità saranno chiamati a riunirsi in assemblea e votare se rinviare Genoa-Torino o seguire il "modello Uefa". Quest’ultimo prevede che una squadra scenda in campo se può disporre di un minimo di 13 tesserati tra prima squadra e Primavera. Inutile dire che la partita diventerebbe una farsa e che il confronto tra i club, oltre che delicato, si annuncia rovente.

Senza tregua. Almeno in casa Genoa dove, ieri in tarda serata, è arrivata la notizia che tutti temevano e cioè che il virus si sta diffondendo. L’ultimo caso, il 15esimo, riguarda Behrami, mentre i test effettuati nella giornata hanno confermato le 14 positività dei giorni scorsi che hanno coinvolto dieci calciatori oltre a Behrami: Cassata, Lerager, Marchetti, Melegoni, Pellegrini, Perin, Pjaca, Radovanovic, Schöne, Zappacosta. La buona notizia arriva invece dal Napoli: tutti negativi i tamponi di giocatori e staff. Oggi si effettueranno nuovi test e poi ancora sabato, trattenendo il fiato in vista della Juve.

Se la Confindustria del pallone procede seguendo protocolli e indicazioni delle istituzioni di riferimento – in questo caso dell’Uefa – cercando di rendere la navigazione a vista il meno pericolosa possibile, attorno alle righe del campo succede di tutto. O meglio, si sparano sentenze un tanto al chilo sui destini del pallone, rimestando nell’incertezza di un campionato che subisce l’escalation dei contagi e sul cui futuro si allungano ombre nerissime. E assistiamo a siparietti che, se non ci fosse il maledetto Flagello nel mezzo, potremmo definire comici. Come quando la sottosegretaria alla salute Sandra Zampa, si lancia verso i portoni del campionato chiudendoli a doppia mandata. Ha detto a Radio Capital: "Quando c’è un numero di positivi così alto, non si può che fermare il campionato". Sono circa le 9,30, quando la Zampa dice la sua. Più o meno alla stessa ora, uno dei sui ‘capi’, il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri non ci pensa proprio allo stop dei campionati, anzi, riapre gli stadi in diretta ad Agorà: "Bene le partite, benissimo riaprire gli stadi ma con regole ferree. Gli abbracci nelle esultanze si possono evitare". Sì, evitiamoli, ma anche questo uscirsene con la destra (intesa come mano) che non sa cose fa la sinistra.

A quel punto un irritato ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – che mesi fa il calcio l’avrebbe chiuso a doppia mandata – tuona: "La Zampa? Dichiarazioni avventate. Non ci sono le condizioni per fermare il campionato". Chiaro? Sì, anche perchè due ore dopo, sia Zampa che Sileri fanno testa-coda. Lei: "Nel corso della mia intervista ho detto che i giocatori positivi non possono giocare fino a quando non risulteranno negativi al tampone... (ma va?) Questo non significa che la Serie A vada sospesa". Lui: "In caso di più calciatori positivi va fatto un passo indietro, stabilizzare la situazione e ripartire...". Per non farci mancare nulla, si veste da giudice supremo del pallone anche il virologo Fabrizio Pregliasco: "Una sospensione di 14 giorni sarebbe utile per salvare il campionato". Venghino signore e signori, c’è un pallone che rotola, chi vuole dargli un calcio?