Mercoledì 24 Aprile 2024

Bullismo Minacce e insulti in chat "Quel ragazzino spinto a uccidersi"

Svolta nel caso del 13enne precipitato a Gragnano. La procura apre un’inchiesta per istigazione al suicidio

di Nino Femiani

Quando giovedì scorso precipitò da una finestra al quarto piano in via Lamma a Gragnano, un paese di 30 mila anime alle porte della Penisola Sorrentina, tutti pensarono che il destino di Alessandro, 13 anni si fosse incrociato con la sfortuna, con l’imprudenza adolescenziale di chi si sporge troppo per sistemare un cavo dell’antenna tv divelto dal maltempo. E invece, dietro quella morte, potrebbe esserci uno scenario ben più cupo e inquietante. Alessandro, figlio unico di un’avvocatessa e di un agente di commercio, si sarebbe suicidato perché il cyberbullismo, scatenato da una babygang di otto ragazzi con minacce e vessazioni via web, avrebbe scavato nella sua mente indifesa un baratro di paura, angoscia e umiliazione. Un labirinto di terrore da cui non riusciva più a uscire.

A imboccare la pista-choc sono gli inquirenti della Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) che hanno aperto un fascicolo che ipotizza, al momento contro ignoti, il reato di istigazione al suicidio, già trasmesso per competenza anche alla Procura per i Minorenni di Napoli perché i carnefici digitali sarebbero quasi tutti dei ragazzini come Alessandro. A lui avrebbero indirizzato sms e WhatsApp pieni di insulti e di sfregi. "Meglio che ti uccidi, sei uno smidollato buono a nulla", "Ucciditi. Che ci campi a fare? Si ti fai vedere per strada, ti gonfiamo".

Alessandro, studente modello della scuola media Roncalli, presso cui avrebbe tra pochi giorni frequentato il terzo anno, viveva queste minacce come un incubo, non usciva più di casa perché i suoi persecutori avevano promesso di aspettarlo sotto il palazzo per "regolare i conti". Ora, dopo il volo di quindici metri e il sequestro del telefonino, pm e carabinieri vogliono vederci chiaro e capire perché la babygang avesse preso di mira questo ragazzo di buona famiglia, fino a spingerlo a un gesto disperato. Una pressione insopportabile che il giovane studente aveva raccontato anche alla fidanzatina a cui aveva mandato un messaggio di addio, ma sembra non ai genitori. Già da ieri sono stati interrogati alcuni di loro – tutti minorenni, intorno ai 15-16 anni, ad eccezione di un diciottenne – per capire se le minacce, inviate alla chat di Alessandro fino a pochi minuti prima del tragico epilogo, fossero solo un perverso tormento imbastito da adolescenti senza valori o se invece nascondessero un ricatto, una richiesta di denaro in cambio della tranquillità.

E nei prossimi giorni potrebbero essere firmati i primi avvisi di garanzia. Il sindaco della città, Nello D’Auria, amico dei genitori, non si dà pace e ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali. "I genitori sono sconvolti e, come loro, anche noi che abbiamo conosciuto Alessandro, un ragazzo d’oro, affettuoso ed educato" dice il primo cittadino gragnanese.