Mercoledì 8 Maggio 2024

Lezioni di vita a scuola: sì di otto italiani su dieci

Grande successo per la proposta di QN. E metà dei giovani: "Noi, senza modelli". Il sondaggio

Sondaggio QN "lezioni di vita"

Sondaggio QN "lezioni di vita"

Bologna, 23 luglio 2018 - L’ANCI (Associazione dei Comuni italiani) e il Comune di Firenze sono i promotori di una proposta di legge d’iniziativa popolare per istituire «l’educazione alla cittadinanza» come materia nelle scuole. La proposta coincide con quella del Quotidiano Nazionale di impartire nelle scuole 'Lezioni di vita 4.0' ai ragazzi. Venerdì scorso è partita la raccolta firme a sostegno della legge.

Scuola, un'ora a "lezione di vita 4.0"

Il prof: "Lezioni di vita 4.0 in ogni classe"

OTTO ITALIANI SU DIECI: LEZIONI DI VITA A SCUOLA - di ANTONIO NOTO*

Le leggi e le norme hanno un limite. Se non sono riconosciute come valide e il livello di accettazione della popolazione è scarso, sono inutili. Così anche il processo dell’educazione influisce nel rispetto delle regole civili e della convivenza sociale ma non ha un intervento formativo istituzionale. Il tutto è demandato alla famiglia e influenzato dai livelli culturali e di scolarizzazione dei genitori. Insomma il processo formativo dell’educazione civica è un buco nero sul quale per il 77% degli italiani bisogna intervenire. Nell'ultimo decennio, complice l’anarchia delle opinioni espresse nel web e il cambiamento del linguaggio della classe politica, ha assunto una rilevanza tale da diventare un’emergenza nazionale. Il comportamento sociale è il frutto di una imitazione collettiva: così come i figli prendono esempio dai genitori, nella stessa maniera la popolazione tende a riproporre atteggiamenti, modi e parole della classe dirigente. Con l’avvento della Rete questo è diventato un fenomeno più veloce, basta poco che si legittimano comportamenti violenti, il bullismo per esempio. Si perdono i confini tra lecito e illecito, tra la non condivisione di una opinione e l’attacco personale e violento. La responsabilità non è del web, che però tende a posizionarsi come contenitore di atteggiamenti e comportamenti da imitare. Banalmente, quindi, si può denominare "maleducazione dilagante", ma questo termine non rende l’importanza di quanto incide nella società, nelle regole del buon vivere, ma anche di come ha ormai trasformato il linguaggio della politica. Prima si diceva che il 77% della popolazione ritiene che le istituzioni debbano intervenire anche nel processo educativo dei cittadini. Si può chiamare questo ‘lezioni di vita 4.0’, così come la proposta del Quotidiano Nazionale o ‘educazione alla cittadinanza’, come previsto da un disegno di legge di iniziativa popolare proposta dall’Anci, l’associazione dei comuni italiani, ma la sostanza non cambia.

Educazione alla vita tra i banchi, sindaci in campo: ora la legge

Lo sviluppo di una nazione è anche in relazione ai fattori che influenzano la convivenza pacifica dei propri abitanti. Un altro risultato importante emerso dal sondaggio è che questa esigenza non solo è sentita anche dai giovani, ma addirittura il 52% di questi dichiara che non ha modelli educativi di riferimento, e che il proprio comportamento sociale è influenzato esclusivamente dagli atteggiamenti dei "più grandi" in famiglia, nella politica, nella collettività. È questo il vero problema e forse l’aspetto critico di un eventuale nuovo processo istituzionale formativo sull’educazione. Sarebbe erroneo se si rivolgesse solo ai giovani: se gli adulti seguono altre regole, qualsiasi intervento scolastico sull’educazione alla cittadinanza potrebbe essere vano. Pertanto la società ha bisogno di qualcosa di più ampio e per il 58% dei giovani, oltre le scuole, si dovrebbero coinvolgere anche i luoghi di lavoro, in modo tale da intercettare anche gli adulti che nella realtà sono i loro punti di riferimento. Quindi la proposta dei teenager va oltre a quanto previsto dall’Anci, ritenendo basilare un intervento nel campo educativo su tutti gli italiani e non solo su quelli in età scolastica. Invece, tra i punti che l’intera popolazione pensa che si dovranno affrontare, per il 61% è il rispetto delle persone. Questo vuol dire anche accettazione delle diversità che spesso incide negli atti di violenza, emarginazione e bullismo.

* direttore Noto Sondaggi