Mercoledì 24 Aprile 2024

Biden e la Harris Piovono guai sulla casa di vetro

Cesare

De Carlo

La democrazia muore al buio, si legge sotto la testata del Washington Post. Lo slogan risale al novembre 2016, quando l’alieno Donald Trump sconfisse Hillary Clinton, la candidata dell’establishment, e cominciò la sua contestata presidenza. Contestata dal 90 per cento dei media. Ora che il principe delle tenebre è prossimo a lasciare (ma la Corte Suprema deve decidere sul ricorso del Texas e di altri 18 Stati), gli americani scoprono che il sole non si è alzato a rischiarare la casa di vetro. Anzi. Dietro alla copertina di ’Time’ e al sorriso compiaciuto di Kamala Harris e a quello spento di Joe Biden, si nascondono le inchieste sul figlio e il fratello del presidente eletto. Lo stesso Joe Biden viene tirato in ballo se è vero – come rivela Toni Babulinski, ex socio dei Biden – che si adoperò a favorire i loro affari. All’epoca era vicepresidente di Obama. Poi si scopre che anche Antony Blinken, futuro segretario di Stato, incorre nel sospetto di conflitto di interessi. Era titolare di una società strategica ed era in affari con l’Ucraina. Curava i contatti americani di Burisma (gas), nel cui direttivo era entrato – guarda caso – Hunter Biden con un compenso molto alto e con tangenti milionarie. A dire la verità queste notizie non costituiscono una sorpresa. Trump ne aveva accennato durante il dibattito televisivo. Aveva accusato Biden di complicità in corruzione. Sdegnate le reazioni: calunnie. Non lo erano, sostiene il New York Post, l’opposto del New York Times. Da un anno Hunter era indagato, fra l’altro, per evasione fiscale. Ma la priorità dei media era la sconfitta di Trump. Dov’è finito il famoso giornalismo investigativo? Sacrificato sull’altare del pensiero unico. Stessa cosa per l’etica pubblica. Doug Emhoff, il plurimilionario marito di Kamala Harris, non si accontenterà di fare il First Husband. Andrà a insegnare alla Georgetown University. Legittimo. Ma non è quanto aveva promesso. ([email protected])

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