Venerdì 26 Aprile 2024

"Basta terrore Covid o i turisti fuggono". Il grido degli hotel: salvare l’estate

Bocca (Federalberghi): guai a riportare le regioni in giallo. "Avanti coi vaccini e liberi tutti come fa Londra"

Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, 57 anni

Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, 57 anni

"Salviamo l’estate. L’eventualità del passaggio in zona gialla di alcune regioni non la prendiamo neanche in considerazione. E diciamo chiaramente che anche solo il possibile effetto annuncio, il semplice dire "se continua così tra due settimane chiudiamo" rischia di creare una pioggia di disdette. È quello che vogliamo? È quello che serve? Le parole sono pietre. Noi italiani siamo stati prudenti, abbiamo chiuso lungamente, stiamo vaccinando bene e oggi abbiamo l’immagine di un Paese sicuro. Non roviniamocelo da soli". Così il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.

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I dati indicano che in alcuni territori l’incidenza è in aumento. Temete che questo possa portare tra due settimane al ritorno in giallo di alcuni regioni?

"Non esiste, anche perché i dati di occupazione dei letti nei reparti Covid resta bassissimo, per fortuna, e altrettanto per fortuna il generale Figliuolo sta facendo bene il suo lavoro e le vaccinazioni procedono a un passo buono. Se cominciamo a mettere paura alle persone la gente non prenoterà più. Con i condizionali, i “questa regione potrebbe diventare gialla“, si rischia di rompere un giocattolo che faticosamente è stato rimesso in piedi, seppure tra mille difficoltà".

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Magari a causa della variante Delta una stretta sarà inevitabile...

"Se la situazione precipitasse davvero, cosa che nessuno si augura, allora si prenderanno dei provvedimenti. Ma dire ora che forse ad agosto qualche regione sarà gialla o arancione è masochismo. Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta".

Temete soprattutto per il turismo internazionale?

"Il turismo “pesante“ di lungo raggio, americani, giapponesi, cinesi russi, sappiamo non ci sarà e già questo pesa moltissimo, soprattutto per le città d’arte. Senza, si va a tre cilindri su quattro. Se ora diciamo che alcune regioni potrebbero presto finire in giallo o arancione colpiremo il turismo comunitario, quello che usa il green pass, e che stava iniziando a tornare. La logica degli annunci, che già ci ha fatto abbastanza male nel passato, rischia di pesare ancora di più sul turismo nazionale, che spesso ha prenotato, specie nelle località di mare e di montagna, ma è veloce a cancellare: se cominciamo con i lockdown alle 22 o alle 23, il ritorno delle mascherine all’aperto e la chiusura delle sale interne dei ristoranti tanta gente se ne starà a casa".

Come valutate la possibile una stretta dei criteri di valutazione?

"Sarebbe un problema. I criteri veri dovrebbere essere l’occupazione degli ospedali e la percentuale di vaccinati. Credo che abbia fatto bene Johnson a riaprire tutto in Gran Bretagna dal 19 luglio. Ha capito che con la campagna vaccinale così avanti, chi anche si contagiasse ne avrebbe un danno limitato. Che la variante Delta sia molto contagiosa è ovvio, ma non interagisce più con una popolazione indifesa, ma con una popolazione in buona parate protetta da vaccini che hanno mostrato di funzionare. Quello di Johnson è certo un rischio, ma calcolato".

Come sta andando la stagione?

"Aprile e maggio praticamente non ci sono stati. Giugno è stato debole, luglio e agosto si annunciano discreti, anche se molto meno nelle città d’arte, che vivono quasi esclusivamente di turismo di lungo raggio. Viaggiamo a marce ridotte. Soffriamo la mancanza di eventi, che sono quelli che portano i blocchi di camere: mancano fiere, congressi, festival, gruppi. Non si possono riempire gli alberghi italiani una camera alla volta. Ad esempio a Parma a fine agosto c’è Cibus e in quella città a fine agosto il tasso di occupazione negli alberghi è ottimo. Connuiamo così".