Mercoledì 24 Aprile 2024

Avvelenò il marito: 30 anni Ma niente cella alla neomamma

Condannata per aver ucciso il coniuge col cianuro, andrà ai domiciliari. Il motivo: la recente maternità. Fu l’ex amante a denunciarla per l’omicidio

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PALERMO

A evitarle il carcere è stata la recente maternità. Nonostante una condanna a 30 anni per avere avvelenato il marito, Sebastiano Rosella Musico, un pizzaiolo di 40 anni, Loredana Graziano, di 36 non finirà in cella.

Questa la decisione del gip di Termini Imerese (Palermo) che ha processato la donna con il rito abbreviato. L’omicidio risale al gennaio del 2019. La Graziano, che si è sempre professata innocente, secondo l’accusa avrebbe ucciso il coniuge somministrandogli cibi con dentro cianuro e un anticoagulante.

Inizialmente si era ipotizzato che il pizzaiolo fosse morto per un infarto.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dal Procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio, e l’autopsia eseguita sul corpo accertarono invece che si era trattato di avvelenamento.

A dare una svolta anche le dichiarazioni dell’ex amante della donna, che l’aveva accusata di avergli confidato il delitto.

A spingerla sarebbe stata la voglia di cambiare vita e il desiderio di avere il figlio che la vittima non poteva darle. Movente confermato da numerose intercettazioni.

La donna, che frattanto ha avuto una figlia da un terzo uomo, ha ottenuto dal giudice i domiciliari.

Loredana Graziano è stata interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e sospesa dall’esercizio della responsabilità genitoriale per tutta la durata della pena e condannata al pagamento di una provvisionale esecutiva di 140 mila euro a favore dei familiari della vittima che si sono costituiti in giudizio.

Il risarcimento sarà stabilito con un nuovo processo in sede civile.

"Sono pochi 30 anni di carcere per un omicidio così brutale e premeditato", commentano I familiari di Sebastiano.

"Loredana ha assassinato mio figlio – dice la madre della vittima, Antonina Filicicchia –. Nessuna pena applicata dal giudizio degli uomini potrà restituirmelo, ma il mio cuore di madre sarebbe meno affranto se la responsabile scontasse una pena adeguata alla sua condotta assurda e selvaggia".

"La battaglia per la tutela delle ragioni della famiglia Rosella Musico – spiegano i legali della famiglia Salvatore Sanso e e Salvatore De Lisi – non finisce oggi, continuerà certamente in appello dove riteniamo di far valere la richiesta, già formulata in primo grado, di nuove contestazioni suppletive di responsabilità dell’imputata per un congruo aggravamento di pena".