Giovedì 25 Aprile 2024

Assolto dopo il delitto del papà. "Avrei preferito morire io"

Il 20enne e l’intervista a 'Porta a Porta': non ho mai smesso di volergli bene. Prese le difese della madre e del fratello aggrediti. "Sono pentito di averlo ucciso"

Alex Pompa durante la trasmissione televisiva 'Porta a Porta' (Ansa)

Alex Pompa durante la trasmissione televisiva 'Porta a Porta' (Ansa)

"Io non ho mai smesso di volere bene a mio padre". Il dramma di questa storia senza vero lieto fine è una dichiarazione d’amore. Un impasto quasi insopportabile di tenerezza, rimpianto, sincerità. Il ragazzo scandisce le parole scusandosi di sbagliarne qualcuna. Lo studio di Porta a Porta è abbagliante, Bruno Vespa non tergiversa: "Quando ha smesso di volergli bene?". La teoria crediamo di conoscerla tutti, è l’odio ad armare la mano dell’uomo che uccide. Alex Pompa ha ammazzato il genitore con 34 coltellate e 6 coltelli diversi ma non è difficile credergli: a suo padre voleva bene davvero, malgrado tutto. "Non lo rifarei. Se potessi, morirei io". Il pm aveva chiesto 14 anni e probabilmente ricorrerà in appello. È stato assolto per legittima difesa. Sentenza clamorosa e commovente, braccio di ferro esemplare con il codice per cui contano solo i fatti: una vittima, un assassino, l’agghiacciante resa dei conti la sera del 30 aprile 2020 in una casa di Collegno. Alex non vuole più convincere nessuno.

È andata bene, di questo è contento. Sotto lo sguardo di Claudio Strata, il suo avvocato, racconta con pacatezza l’inferno. "Il rapporto con lui è stato sempre difficile. Ricordo tutti i gesti violenti verso di me, mio fratello Loris, soprattutto la mamma". Maria Cotoia, cassiera, era l’ossessione di suo marito, l’operaio Giuseppe Pompa. "Noi da figli siamo diventati ostacoli, le uniche persone rimaste a proteggerla perché gli altri era riuscito ad allontanarli tutti. Facevamo i turni per non lasciarla sola e lui questo non lo sopportava perché non riusciva a possederla al cento per cento". Possederla in che senso, domanda Vespa. "Opprimerla, sottometterla. La frequenza e la violenza dei maltrattamenti sono aumentate negli anni. Quando eravamo piccoli ci picchiava, crescendo ci siamo messi in difesa". Ci sono 250 file audio di colluttazioni, insulti e minacce di morte registrate dai ragazzi fra il 2018 e il 2020. La Corte ha voluto ascoltarli tutti. "Papà era una persona ossessiva e gelosa. Pensava che al lavoro mamma avesse 30mila amanti, non si sa bene perché. Gli dava fastidio che sorridesse ai clienti. Nell’ultimo periodo passava intere giornate al supermercato a controllare che non facesse chissà cosa".

Impossibile farlo ragionare: "Si era fissato con il tradimento ma quella parola non bisogna pronunciarla perché diventava incontrollabile. E nemmeno separazione, divorzio. Mamma ci stava pensando. Io quella sera mi ero informato sui centri antiviolenza ma quando vivi con una persona così hai paura a fare denuncia: se lo scopre sei morto". Quando ha deciso di ucciderlo? "Non l’ho deciso. Non so cosa sia scattato in me, non ricordo nulla. In casa nostra non conoscevamo la serenità ma quella sera c’è stata un’escalation di insulti senza precedenti. Aveva visto un collega toccarla due volte sulla spalla". È lui a chiamare i carabinieri. "Ero completamente sotto choc, gli operatori del 118 mi hanno dato qualcosa per calmare le convulsioni. Sono pentito di averlo ucciso. Non lo rifarei. Piuttosto morirei al suo posto".