Venerdì 26 Aprile 2024

Anziana uccisa in casa. "La tenevano segregata"

L’amica della 78enne di Macerata: "Figlia e nipote le avevano tolto il cellulare e le davano 10 euro al giorno". L’autopsia: è soffocamento

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di Chiara Gabrielli

e Paola Pagnanelli

Rosina Carsetti, la donna di 78 anni trovata morta in casa sua, a Montecassiano, la vigilia di Natale, potrebbe essere morta per soffocamento. È una prima, ufficiosa conclusione dopo l’autopsia eseguita sabato, che ha comunque confermato una morte violenta, non per cause naturali. La figlia della donna, Arianna Orazi, 48 anni, è indagata per omicidio, il marito della vittima e il nipote, Enrico Orazi ed Enea Simonetti, sono accusati di favoreggiamento, e tutti e tre da ieri anche di simulazione di reato. Il 24 dicembre, ai carabinieri avevano dichiarato che un rapinatore vestito di scuro era entrato in casa e aveva immobilizzato il marito della vittima e preso a schiaffi e legato la figlia. Poi, sarebbe entrato il nipote che avrebbe trovato la nonna morta sul pavimento. "Le possibili ricostruzioni al momento sono due – spiega il procuratore capo Giovanni Giorgio, che indaga sull’accaduto con il sostituto Vincenzo Carusi –, o la rapina con la conseguente morte della donna o l’omicidio e la simulazione della rapina. Non siamo vittime di quella che Calamandrei chiamava la sindrome del neonato: l’organo di accusa deve evitare di innamorarsi della propria tesi accusatoria, come se fosse un neonato, da curare in modo affettuoso. L’avviso inviato ai tre indagati è uno scrupolo investigativo, procediamo con atti formalmente ineccepibili, soprattutto per un elemento così importante come l’autopsia". "Penso che a mia nonna non mancasse niente", ha detto, ieri, il nipote della vittima, Enea Simonetti. Rosina aveva anche chiesto una consulenza legale: il 19 dicembre era andata al centro antiviolenza di Macerata, accompagnata da un’amica, e aveva preso accordi per vedere un avvocato. Lo avrebbe dovuto incontrare il 29, martedì prossimo. Ma perché Rosina aveva chiesto aiuto?

"Chiedetelo a chi glielo ha messo in testa", ha detto ancora il nipote, ieri, davanti la villetta di Montecassiano. Non si trattava, però, di un’occasione isolata: spuntano altri episodi di richieste di aiuto. La donna, all’inizio di dicembre, aveva chiamato i carabinieri per una discussione in casa col nipote, e i militari erano accorsi sul posto e prima, l’estate scorsa, Rosy sarebbe andata per due volte dai carabinieri a segnalare i maltrattamenti che avrebbe subìto in famiglia. Lo riferisce la sua amica del cuore, che chiede di restare anonima: "Rosy aveva paura che le accadesse qualcosa, i familiari, diceva, le avevano tolto tutto. Prima il giardino che lei amava (sparito poco dopo che la figlia e il nipote erano andati a vivere con lei, in compenso era stata costruita un’alta recizione, che i vicini chiamavano bunker, ndr), poi il telefonino. Non poteva più usare l’auto, raccontava Rosy, le davano solo 10 euro al giorno, poteva usare solo gli spazi della cucina, dove mangiava sola, e un piccolo salottino, dormiva sul divano. In quella casa si vivevano vite separate, i familiari di sopra e lei di sotto. Ultimamente, diceva che non le facevano più usare nemmeno l’acqua calda. Una vicina le aveva regalato una stufetta. Le avevo suggerito di andarsene da lì, ma era in difficoltà perché senza soldi e perché alla casa era legata". Era molto sola, al punto che il giorno di Natale sarebbe andata a pranzo dai vicini. Il pomeriggio del 24, l’amica del cuore aspettava la solita telefonata, alle 16.30. Ma non è mai arrivata.