Mercoledì 24 Aprile 2024

"Anche i Sì vax alzano i toni E il conflitto si radicalizza"

Il sociologo Marco Revelli mette in guardia da quello che potrebbe accadere "Ciascuna delle due parti in campo è convinta di combattere per la sopravvivenza"

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di Lorenzo Guadagnucci

Professore, preoccupato? C’è pericolo di violenze?

"C’è un pericolo simmetrico di violenza. Perché le condizioni di contesto sono violente. Quando un conflitto si apre sui confini del bios, cioè sul proprio corpo, sulla propria vita e sul modo di concepirne la tutela, per sua natura è un conflitto violento".

Marco Revelli, sociologo e politologo di lungo corso, uomo di sinistra-sinistra, figlio del partigiano Nuto, è un osservatore attento dei movimenti politici e sociali, anche al tempo della pandemia.

Che tipo di conflitto si profila?

"È un conflitto asimmetrico e anche non previsto. Asimmetrico perché abbiamo da un lato una maggioranza di obbedienti alle misure sanitarie, dall’altro la minoranza dei refrattari. Non previsto perché nelle nostre società ipertecnologiche, è successo che ci siamo trovati esposti a una tempesta di natura biologica che tocca i nervi più scoperti: la vita, la sopravvivenza, le paure più ataviche. L’imprevisto ha fatto irruzione nel modo più brutale determinando un conflitto non mediabile".

Perché non mediabile?

"Per due ragioni. La prima è che si tratta del più conclamato conflitto biopolitico che possiamo immaginare. Se la minoranza che resiste alle misure sanitarie – forse il 15% – ritiene che la maggioranza la voglia uccidere o almeno esporre a un pericolo mortale, e l’altra parte, a sua volta, pensa che la minoranza coi suoi comportamenti minacci la propria vita, è chiaro che ci troviamo di fronte a un conflitto di portata diversa dai normali conflitti politici e sociali. La seconda ragione è che la minoranza irriducibile, quella che si riunisce con atteggiamenti di sfida e senza rispettare le regole di protezione sanitaria, è indifferente all’empirismo dei dati, delle statistiche, alla discorsività razionale. Quindi, su che cosa fare la mediazione?"

Qual è il retroterra di questa visione “irriducibile“? È nata con la pandemia?

"Il problema sono i decenni che ci hanno preceduto. Questo zoccolo duro è il prodotto di una trasformazione che ha portato a una penetrazione soffocante del denaro in tutti gli ambiti dell’esistenza individuale e collettiva. Questa mercatizzazione radicale ha avvelenato i pozzi, eroso le radici della fiducia reciproca e dell’autorevolezza di alcune sfere pubbliche, dalla sanità alla poltiica. Big Pharma non è un’accolita di benefattori e anzi ha alle spalle anche una storia criminale, questo non possiamo nascondercelo, ma il salto nel buio che oggi si fa è verso l’autolesionismo: la sfiducia porta a rifiutare la ricerca e quindi i vaccini, visti come “il siero del diavolo“. È una follia, ma come nell’Amleto c’è della logica in questa follia".

Che cosa dobbiamo aspettarci?

"A me sembra che la maggioranza finora silenziosa e obbediente mostri segni di insofferenza. Lo si vede sui social. Abbiamo anche visto paesi inizialmente liberisti e libertini sulle misure sanitarie che passano all’estremo opposto: in Austria gli stessi politici che irridevano l’uso della mascherine ora vogliono il lockdown per i non vaccinati; in Olanda si scaglia la polizia contro i No vax dopo aver fatto correre il virus per mesi per difendere il business. È un momento delicato: ognuna delle parti pensa di lottare per la propria sopravvivenza. Le accortezze di chi gestisce l’ordine pubblico diventano fondamentali. Finora in Italia si è scelto di usare la mano leggera, ma fino a quando?"