Mercoledì 24 Aprile 2024

Libia. Haftar a Palazzo Chigi, la mossa per uscire dall’angolo

Una discontinuità nel pericoloso piano inclinato dell’irrilevanza cui si era consegnata l’iniziativa politico-diplomatica europea

Libia, Haftar con Conte a Palazzo Chigi (Ansa)

Libia, Haftar con Conte a Palazzo Chigi (Ansa)

L'Italia del dopo guerra fredda ha occupato il suo posto nel mondo perché non potendo essere una risorsa ha rappresentato un problema. Passando per Roma tutte le frontiere più calde – nord-sud, est-ovest, cristianità-resto del mondo – i governanti di allora hanno abilmente sfruttato gli spazi aperti tra le contraddizioni dei grandi blocchi. L’Italia e l’Europa di adesso hanno progressivamente perso quel posto perché avendo rinunciato a essere una risorsa, all’occorrenza anche militare (basta leggere i commenti di tutte le forze politiche rispetto alla nostra presenza in Iraq, da cui emergeva che l’unica preoccupazione fosse quella della salute dei nostri ragazzi) non è stata capace di essere un problema.

Altri attori più determinati di noi europei, hanno così preso il sopravvento, pure alle porte di casa nostra. La decisione assunta ieri dal premier Conte, che ha ricevuto a palazzo Chigi il generale Haftar ha avuto quindi il merito di segnare una discontinuità nel pericoloso piano inclinato dell’irrilevanza cui si era consegnata l’iniziativa politico-diplomatica europea. Al di là della ovvia arrabbiatura di Sarraj con la conseguente decisione di non arrivare a Roma, l’Italia ha così provato a uscire dall’angolo.

Inviando un preciso avvertimento sia a Sarraj sia alla Turchia che si erano improvvidamente promessi sposi. Ormai si è infatti capito che gli inviti al dialogo per il dialogo sono inutili, visto che nessuno vuole sinceramente dialogare, e che comunque per fare i mediatori un po’ di muscoli vanno mostrati. I Nobel per la pace si vincono dopo, e non prima delle trattative. I russi e i turchi vogliono spartirsi la Libia, gli americani hanno altro a cui pensare, l’Europa non vuole niente, l’Italia non poteva restare inerte, e sopportare che Erdogan mandasse soldati alle porte di casa nostra invitato da quello che è il nostro alleato strategico nell’area. Così Conte si è smarcato, ha provato una fuga in avanti, e solo tra qualche giorno sapremo se si sarà trattato di un’inutile melina o della giocata che ci rilancia in contropiede.