Mercoledì 24 Aprile 2024

Il conto alla rovescia

Il conto alla rovescia della prova della verità per il governo giallo-verde scorre con inesorabile puntualità. L’appuntamento clou di questa prima fase dell’inedita maggioranza grillino-leghista è fissato per fine settembre inizi ottobre quando l’esecutivo dovrà predisporre e presentare la legge di bilancio per il 2019. Sarà quella l’occasione per capire come i leader del contratto di governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, potranno e riusciranno a trasformare i sogni annunciati non in solide realtà (come raccontava uno spot di successo), perché la missione è impossibile, ma quantomeno in qualche accettabile compromesso che serva a salvare la faccia. Ma se i due capi politici di Lega e 5 Stelle dovranno salvare la faccia, toccherà, invece, al ministro dell’Economia e al presidente del Consiglio salvare i conti pubblici e la credibilità del Paese rispetto ai mercati e agli investitori internazionali. Il compito di Giuseppe Conte e di Giovanni Tria è da far tremare le vene e i polsi perché, a parte la loro «personale cortesia», si troveranno in mezzo alla tempesta perfetta senza avere peso «politico» da far valere e carte «politiche» da giocare. E le avvisaglie si sono viste, non a caso, proprio in queste giornate e soprattutto ieri. Su vaccini, Tav, Tap, Rai, migranti, per citare solo quattro capitoli intricati, il premier ha fatto ricorso, nella conferenza stampa pre-feriale, alla più consumata fraseologia del doroteismo d’antan: «Vedremo», «valuteremo», «faremo sintesi». Il responsabile del dicastero di Via XX Settembre non è stato da meno. Nell’intervista al Sole 24 Ore, al netto delle belle formule di circostanza («Avvio non deve fare rima con rinvio»), Tria ha ha spiegato che si tratterà di «tracciare un calendario che indichi in modo nitido le misure da attuare nel 2019 e i progressi da compiere negli anni successivi». Insomma, a breve al massimo avremo un assaggio o una spruzzata di flat tax e di reddito di cittadinanza, il minimo sindacale per consentire alla macchina della propaganda grillina e leghista (e anche per questo serve una Rai normalizzata rapidamente) di vendere un po’ di fumo di riforme senza arrosto. Come, d’altra parte, è accaduto con il decreto Dignità. Ma, a fare la differenza, saranno la quantità e la qualità della promesse necessariamente disattese.