Venerdì 26 Aprile 2024

Moneta fasulla

«Una frase priva di senso composta da un insieme casuale di parole senza nesso con la realtà o esposta in modo ingannevole a interlocutori di cui si suppone l’ignoranza». Questa, secondo i dizionari della lingua italiana, è la definizione di «supercazzola» e indubitabilmente l’ultima esternazione del duo impareggiabile Di Maio e Di Battista si aggiunge a un repertorio che di supercazzole già ne annovera parecchie. Basti, per rinfrescarsi la memoria, citare la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica e l’abolizione per decreto della povertà. All’origine dell’ultima supercazzola c’è il fatto che da cinquant’anni 14 Stati africani già colonie francesi hanno adottato una stessa moneta, il CFA, ovvero il Franco della comunità franco africana. A garanzia metà delle loro riserve di cambio – circa dieci miliardi – sono state collocate presso la Banca di Francia che fornisce la moneta. Lo scopo era di assicurare la stabilità finanziaria con una moneta comune, e perciò più solida, a Paesi che stavano attraversando la fase di decolonizzazione. Fu una scelta libera e volontaria e in qualunque momento i paesi interessati possono revocarla. Come Di Maio e Di Battista abbiano potuto scambiare una moneta per una tassa e imbastirci sopra una provocazione a freddo nei confronti di un Paese amico e alleato è materia che esula da una discussione politica: potrebbe entrare invece nel novero dei disturbi comportamentali. Alla ricerca di un perché alcuni hanno pensato a una nuova tappa della continua rincorsa di annunci roboanti tra Di Maio e Salvini, altri alle conseguenze dell’aver ingaggiato come consulente elettorale una mente acuminata come quella di Di Battista. Sta di fatto che l’ultima trovata del vice presidente del Consiglio, oltre al ridicolo, ci è già costata l’umiliazione di vedere la nostra ambasciatrice a Parigi convocata dal ministro degli Esteri francese. Spiegare perché il governo italiano incolpi la Francia e il franco africano delle carestie e delle ondate migratorie verso l’Europa, senza alludere alle sinapsi grilline, non sarà facile.