Lunedì 29 Aprile 2024

Franco CFA, cos'è e perché lo gestisce la Francia

Un tempo significava Franco delle Colonie Francesi d'Africa, oggi Comunità Finanziaria Africana. Le riserve valutarie sono gestite della Francia

Il franco CFA (Lapresse)

Il franco CFA (Lapresse)

Roma, 21 gennaio 2019 - Il tanto citato Franco CFA è una valuta utilizzata da 14 Paesi africani, tra cui Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Rep. Centrafricana, Rep. del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.

Di Maio e le accuse alla Francia. Parigi convoca l'ambasciatrice. Lui ribadisce: "E' vero".

Inizialmente Franco CFA significava Franco delle Colonie Francesi d'Africa. La moneta è rimasta in vigore anche dopo l'indipendenza delle colonie, ma è cambiato il significato dell'acronimo che oggi indica la Comunità Finanziaria Africana. 

L'accordo sul franco Cfa prevede che la moneta comune tra questi Paesi sia garantita da riserve valutarie che sono gestite della Francia, che ne dovrebbe garantire la stabilità. I commerci tra i vari Paesi e la Francia si possono fare con questa valuta: a cambio fisso e ha un cambio variabile, ma unico verso il dollaro e verso l'euro. E' una valuta agganciata alla moneta unica europea ed è pari a 0,0015 euro. 

In Francia il dibattito è aperto da anni e lo stesso presidente Emmanuel Macron, in una visita in Burkina Faso nel novembre 2017, si disse favorevole a un cambiamento, senza escludere di cancellare la moneta. Macron al tempo spiegò a France24: "Sono i leader africani a doverlo decidere", avvertendo però che la valuta comune garantisce una "stabilità regionale". 

Ma dall'Africa non è mai giunta la richiesta di eliminare il Franco CFA o di uscirne. Anche i Gilet Gialli hanno inserito la richiesta di abolirla in una delle loro piattaforme. E Dall'Italia già Giorgia Meloni attaccò il Franco Cfa nei mesi scorsi. 

Fu il presidente del governo provvisorio francese, Charles De Gaulle, a firmare per decreto la nascita del Franco CFA nel dicembre 1945, nello stesso giorno in cui la Francia ratificò gli accordi di Bretton Woods dove venivano stabilite regole e procedure per controllare la politica monetaria internazionale. 

La nuova moneta sarebbe serviva a controllare il flusso di capitali e razionalizzare l'emissione di moneta nell'impero coloniale francese. Il camio era 1 franco CFA = 1,70 franchi francesi. I Paesi che avevano aderito alla moneta dovevano depositare la metà delle loro riserve presso la Banca di Francia. Il controllo monetario e politico francese portava come contropartita l'impegno di Parigi a garantire la piena convertibilità della valuta in altre monete estere, a rispettare un tasso di cambio fisso sul franco (oggi sull'euro) e ad assicurare la libertà e la gratuità dei trasferimenti di capitale nella zona CFA.