Domenica 6 Ottobre 2024

Scade l’ultimatum per la tregua. Israele pronto a entrare a Rafah. Biden insiste: gli Usa sono contrari

Oggi il vertice al Cairo per la liberazione degli ostaggi, Hamas sarebbe disposta ad accettare la proposta. Governo di Tel Aviv spaccato, nuova telefonata da Washington. Blinken in Arabia per evitare l’invasione.

Scade l’ultimatum per la tregua. Israele pronto a entrare a Rafah. Biden insiste: gli Usa sono contrari

Scade l’ultimatum per la tregua. Israele pronto a entrare a Rafah. Biden insiste: gli Usa sono contrari

ROMA

Oggi sapremo se Hamas accetta il mini accordo – 20 ultimi ostaggi rimasti in vita liberati in cambio di tre settimane di tregua dopo le quali si valuterà se replicare con altri 20 ostaggi e altre tre settimane – messo a punto dai mediatori egiziani e non sgradito ad Israele. Senza accordo, il governo Netanyahu darà disco verde all’attacco a Rafah, preceduto da un paio di settimane di spostamenti di civili. Un alto funzionario di Hamas, ieri sera, alla vigilia dell’incontro di oggi al Cairo, aveva lasciato trapelare che il gruppo palestinese "non ha grossi problemi con l’ultima proposta di Israele ed Egitto per un cessate il fuoco a Gaza. L’atmosfera è positiva, a meno che non vi siano nuovi ostacoli da parte di Israele".

In realtà l’esecutivo Netanyahu è spaccato. Secondo il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz, se il governo rifiuta l’accordo sugli ostaggi sostenuto dai servizi di sicurezza, "non avrà il diritto di continuare a esistere". La dichiarazione di Gantz arriva dopo che il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, leader del partito sionista religioso di estrema destra, aveva avvertito che il governo guidato dal primo ministro Netanyahu non avrà nessun diritto all’esistenza a meno che Israele non invada Rafah". Con lui un altro il ministro di estrema destra, Itamar Ben Gvir, che ha scritto su X che "un accordo sconsiderato equivale allo scioglimento del governo". Il governo – ha commentato il capo dell’opposizione, Yair Lapid – deve scegliere: restituire gli ostaggi vivi, o Ben Gvir e Smotrich. mantenere le relazioni con gli americani, o Ben Gvir e Smotrich. Un accordo con i sauditi, o Ben Gvir e Smotrich. La sicurezza di Israele, o Ben Gvir e Smotrich".

Ieri il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e il premier israeliano Netanyahu, in una conversazione telefonica "hanno discusso di Rafah – dice una nota della Casa Bianca – e il presidente ha ribadito la sua chiara posizione". Biden ha riaffermato "il suo fermo impegno per la sicurezza di Israele e ha fatto il punto sui colloqui in corso per garantire il rilascio degli ostaggi e l’immediato cessate il fuoco a Gaza".

Di questo parlerà il segretario di Stato Blinken, nella missione in Arabia saudita di oggi e domani. "Blinken sarà in Arabia Saudita – ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby – per continuare a spingere per un accordo di tregua tra Israele e Hamas che vogliamo che duri circa sei settimane per consentire a tutti gli ostaggi di uscire e di fornire più facilmente la consegna di aiuti a Gaza". Ma anche un’eventuale tregua, nel medio periodo non salverebbe Rafah, a meno di una caduta del governo Netanyahu. "I preparativi per Rafah stanno continuando – ha detto una fonte dell’ufficio del primo ministro ai giornali israeliani –. In base ad ogni accordo, se ce ne sarà uno, Israele non cederà sugli obiettivi della guerra". "Siamo impegnati e determinati a eliminare Hamas e a riportare gli ostaggi alle loro case. E lo faremo: non ci sono altre opzioni” ha detto il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas ieri a Riad ha detto che ritiene che "l’operazione militare israeliana di terra a Rafah, avrà luogo nei prossimi giorni e che solo gli Stati Uniti possono impedire a Israele di attaccare Rafah". E non è che non ci stiano, provando. "Israele ci ha assicurato che non andrà a Rafah fino a quando non avremo avuto l’occasione di condividere il nostro punto di vista, le nostre preoccupazioni" ha detto il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby. Un diritto di consultazione che non significa però diritto di veto per l’America.

Alessandro Farruggia