Mercoledì 24 Aprile 2024

Il trappolone di Pyongyang

C’ERA da fidarsi? Ovviamente no. Sono 25 anni che la Corea del Nord apre e chiude la porta del negoziato. Ogni volta per guadagnare tempo e ammorbidire le sanzioni. E in questi 25 anni, ma soprattutto negli 8 della presidenza Obama, è diventata una potenza nucleare. I suoi missili saranno imprecisi, le sue (circa) 60 atomiche rudimentali, ma nelle mani di un paranoico diventano una minaccia seria. Per i fratelli separati della Corea del Sud, per il Giappone alleato degli Stati Uniti, per la stessa California. E allora come mai anche Trump c’è cascato? Proprio lui, il realpolitiker? Trump insegue una politica estera basata sui rapporti di forza, secondo la lezione reaganiana, e non dell’appeasement, delle concessioni unilaterali nella presunzione di ammansire il cattivo di turno, secondo le pratiche di Clinton e Obama. Ebbene sino a un paio di giorni fa Trump sembrava convinto che il summit ci sarebbe stato. Nulla faceva prevedere la sua resipiscenza. Nemmeno i duri attacchi al vicepresidente Pence, al consigliere Bolton. Nemmeno le manovre militari che per non irritare il dittatore erano state revocate.

E poi c’era la mediazione insistente di Xi Jinping, il grande timoniere del revisionismo cinese, che aveva già convocato due volte a Pechino il compagno stalinista e gli aveva imposto la svolta distensiva. Non tanto per disinnescare la miccia, quanto sotto la pressione dei paventati dazi doganali americani. Infine c’era stato il grande gesto umanitario: la liberazione di tre ostaggi americani. Nessun riscatto, a differenza di quanto fece Obama due anni fa quando fece sbarcare a Teheran 400 milioni di dollari in contanti e in valigie diplomatiche. E allora? Decisivo il fattore chiave: la denuclearizzazione della penisola coreana. Rinnegando il suo iniziale possibilismo Kim ha proclamato di non accettare il modello Libia, vale a dire lo smantellamento e la distruzione simultanea di tutti gli impianti nucleari. E quando ha paventato il rischio di una cancellazione del summit, ha fatto il gesto simbolico. Ieri ha mostrato alla stampa internazionale – cosa più unica che rara – la demolizione di un sito nucleare comunque già in disuso. Troppo tardi.

[email protected]