Giovedì 25 Aprile 2024

NBA, Kevin Durant: non mi sento un debole. Dura comunicare la mia scelta a Westbrook

Durant ha parlato nel corso di un talk show americano della sua decisione di passare ai Warriors e del suo rapporto con l'amico ed ex compagno Russell Westbrook

Kevin Durant (LaPresse)

Kevin Durant (LaPresse)

Oakland (Stati Uniti), 22 Settembre 2016 – A due mesi di distanza dalla sua decisione di passare ai Golden State Warriors lasciando dopo otto stagioni gli Oklahoma City Thunder, Kevin Durant è tornato ha parlare della sua scelta, che è stata molto discussa anche dagli addetti ai lavori, e lo ha fatto dallo studio televisivo del noto talk show americano Any Given Wednesday da Bil Simmons: “Quando preso la decisione di andare ai Warriors sapevo a cosa sarei andato incontro e sapevo che la cosa a molti con cui avevo condiviso gli ultimi anni non sarebbe andata giù e questo un po' mi è dispiaciuto. Mi hanno definito un debole ma io credo di essere l'opposto. Molte volte avrei potuto dire basta con questo stile di vita e altrettante in cui chi mi circondava avrebbe potuto affossarmi ma io ho scelto di andare avanti. Come posso essere definito un debole se al top della mia carriera professionale ho scelto solamente di giocare da un'altra parte? Ci sono davvero troppe persone che cercano di abbatterti moralmente soltanto perché non gradiscono le tue scelte. Nessuno si preoccupa di quello che voglio e di quello che è il meglio per me come persona. Nessuno si preoccupa del fatto che mi possa piacere ad esempio andare a pesca o scattare foto in strada. Tutti pensano soltanto a quella che è la mia vita sul campo e al fatto che io debba fare canestro. Perché allora dovrei preoccuparmi io do quello che pensano loro?”.

Nel corso dell'intervista Durant ha poi raccontato di quanto sia stato difficile comunicare la decisione di andare via all'amico e compagno in questi anni Russel Westbrook con cui, come ha più volte rivelato, è rimasto in buoni rapporti: “E' stata dura dire a Russell che me ne sarei andato perché siamo stati assieme tutti questi anni. Al tempo stesso però era una cosa che dovevo fare. Dovevo essere inflessibile e non preoccuparmi più di tanto del fatto che lui fosse d'accordo o meno con la mia scelta. Quando giocheremo l'uno contro l'altro conterà solo il campo, non penserò a lui ma a come giocare nel miglior modo possibile. Il nostro lavoro non si ferma soltanto perché ho cambiato casacca”.