Venerdì 26 Aprile 2024

Grandi vini di Toscana con il genio di Tachis

Bruno Vespa

Bruno Vespa

GIACOMO TACHIS, il più grande enologo del dopoguerra, sei anni fa venne a trovarmi in campagna a Morlupo vicino Roma. Fu un viaggio d’amicizia e Tachis mi lasciò un gran regalo: impiantò i vitigni per fare un Supertuscan in una zona assolutamente non vocata. Così 300 bottiglie all’anno ricordano il padre dell’enologia moderna italiana che è partita dalla Toscana. Da qui parte perciò anche il nostro viaggio tra le regioni del vino. Figli di Tachis sono il Tignanello di Antinori e il Sassicaia di Incisa della Rocchetta. Nel ’71 Tachis prese il Sangiovese, lo sposò con un quinto di Cabernet Sauvignon e uno spruzzo di Cabernet Franc. Gino Veronelli disse ad un crucciato Piero Antinori di rinunciare alla Doc e di chiamarlo vino da tavola. Negli stessi anni Tachis e Nicolò Incisa della Rocchetta misero in minoranza il vecchio Marchese Mario miscelando i due Cabernet e creando uno dei prodotti più innovativi. Nacquero così due vini che per primi hanno fatto trionfare la nuova enologia italiana nel mondo. 

E’ IMPOSSIBILE citare tutti i grandi vini toscani. Tra quelli rimastimi più impressi nella memoria (e mi scuso per le troppe omissioni) è la serie di Querciabella della famiglia Castiglioni , il cui bianco Batàr, fratello del grande Camartina, svetta in una regione di rossi. Lorenza Sebasti e Marco Pallanti hanno costruito le eccellenze di Castello di Ama. Ricordo Castello Banfi costruito quarant’anni fa dal genio e dall’ostinazione di Ezio Rivella. Il Chianti di Frescobaldi (appena uscito con due splendidi spumanti) e il Masseto della stessa casa, un grande Merlot che battagliò alla pari con il prestigioso Château Petrus in una memorabile doppia verticale all’Enoteca Pinchiorri. E ancora il Romitorio di Ruffino (con il sapore del Colorino e del Merlot che dapprima si dissociano per poi riunirsi mirabilmente). I grandi Brunello di Casanova dei Neri e della Cerbaiola, di Solaria e Romitorio, di Poggio di Sotto, dell’azienda Mastrojanni di Illy (sempre sorprendente lo Schiena d’Asino) e di Cerbaiona di Molinari. Ricordo il retrogusto del Flaccianello della Pieve di Fontodi e il buonissimo Carbonaione di Poggio alle Scalette, l’azienda che produce un vino in esclusiva per l’Enoteca Pinchiorri, gioiello internazionale nel cuore di Firenze.