Venerdì 26 Aprile 2024

Semprini ricorda il suo amico Pantani: «Personaggio scomodo, dava fastidio»

Inchiesta riaperta. Le reazioni dell'ex ciclista che vive e lavora a Forlì

Marco Pantani (LaPresse)

Marco Pantani (LaPresse)

Forlì, 4 agosto 2014 - «VORREI correre da mamma Tonia per abbracciarla, ma non lo faccio, ho solo un gran magone, nonostante questo esposto che forse potrà fare chiarezza sulla morte di Marco. Allora chiusero le indagini troppo velocemente. Non l’ho mai perdonato agli inquirenti della mia città, sono molto deluso». 

MAURIZIO Semprini, 39 anni, riminese trapiantato a Forlì dove vive e lavora, genio e sregolatezza del ciclismo nostrano, 128 successi nelle categorie giovanili, maglia azzurra per sei anni, ha finito per legare il suo nome a quello di Marco Pantani. «Sarei dovuto entrare in squadra con lui, invece...». Invece ‘Sempro’, com’era soprannominato: «Ho perso tutto, prima un amico e poi la carriera». Ed è proprio in nome dell’amicizia, vera, di quelle pulite che l’ha legato a Marco, che Semprini racconta: «Tutto è nato nel 1999 a Madonna di Campiglio. Lì Marco ha capito che l’avevano voluto fare fuori». Ma perchè visto che era il campione più forte e più amato?

SEMPRO non ha dubbi: «Perchè era un personaggio scomodo, perchè attirava troppa gente, più della nazionale di calcio, dava fastidio a troppi, ad un mondo di interessi più grandi di lui». Da quel giorno, quando a a Marco venne trovato l’ematocrito al 52% al Giro d’Italia, cambiò la vita del Pirata. E del Sempro. 

«INIZIÒ la sua discesa all’inferno —racconta l’ex ciclista riminese — e iniziò a girare con brutta gente, bisognava stargli vicino. Invece in troppi si sono approfittati di lui. Fino a quella morte assurda».  SEMPRINI spiega: «Era un mese che lo cercavo, ma lui non si faceva trovare. Neanche da me. Io sapevo quando parlavo con il Marco vero e quando con quello in preda alla coca. Ma non ho mai creduto al fatto che ne avesse ingerita così tanta. Aveva in corpo più di sei volte la dose letale. Per me non era solo in quella maledetta camera quel 14 febbraio. La verità verrà fuori, ci vorrà molto tempo, ma verrà fuori. Dietro la sua morte c’è qualcosa di grosso e Marco ha pagato con la vita».