Venerdì 26 Aprile 2024

Ian McEwan: "L'evoluzione tecnologica ci regalerà una rinascita"

L'ultimo romanzo dello scrittore, 'Nel guscio', ha per protagonista un feto

Lo scrittore Ian McEwan (Ansa)

Lo scrittore Ian McEwan (Ansa)

Alba (Cuneo), 14 ottobre 2017 - «Sta nascendo un qualcosa, fondato sull’evoluzione tecnologica, che scopriremo a poco a poco, ma da cui speriamo che rinasca una fenice». Che parli d’Europa o del mondo intero, Ian McEwan lascia trapelare una piccola luce. Lo scrittore è in Italia: ha appena vinto il premio Bottari Lattes Grinzane 2017 per la sezione La Quercia, dedicata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo apprezzamenti condivisi di critica e di pubblico. McEwan, scrittore inglese sulla soglia dei settant’anni, ha ricevuto il premio ieri pomeriggio ad Alba, nel Teatro Sociale Busca, dove ha tenuto una lectio magistralis sul concetto di identità, sulla concezione di sé stesso in letteratura, partendo dalla lezione del Rinascimento, dalle Memorie di Montaigne per arrivare a Shakespeare. Il suo ultimo libro è 'Nel guscio', il cui protagonista è un feto al nono mese di gravidanza, le cui prospettive non si annunciano rosee: la madre e l’amante di lei, che è poi il fratello del padre, progettano di assassinare quest’ultimo. Malgrado la sua posizione rovesciata e cieca nel ventre materno, il feto è in grado di percepire gli eventi in corso, e di determinare le conseguenze finali. 

Signor McEwan, lei è anche un noto sceneggiatore. Come realizzerebbe un film da questo romanzo?  «Per fortuna, il libro non si presta a essere tradotto in un film, questo è sicuro, e mi dà un certo sollievo. È vero che io scrivo sceneggiature – ultimamente ne ho fatte tre dai miei libri ‘Chesil Beach’, ‘Bambini nel tempo’, ‘Miele’ – ma il mio lavoro vero è quello di scrittore, e ora posso finalmente riprendere il mio nuovo romanzo che ho interrotto nel novembre scorso. La mia principale ambizione è quella di far vedere al lettore la realtà, l’immagine visiva di essa. Per dirla con Conrad, la motivazione profonda è quella di rendere l’idea di sé e di far vedere le cose di cui si parla. Comunque, ripeto, il mio mestiere vero è quello di scrittore: ho molta fiducia nella letteratura, perché ci fa capire come ci si sente nel proporsi come un altro, nello sviluppare l’alterità». 

Il romanzo ha un impianto scespiriano, con precipui riferimenti all’Amleto: la madre e lo zio assassini del re. Come mai?  «È il soggetto del libro a dettare lo stile. Io ho cercato di ispirarmi al linguaggio di Shakespeare, di rendergli omaggio, di immedesimarmi in lui rinato, e il risultato è questo libro, Nutshell, (in italiano Nel guscio)». 

L’Europa sta attraversando una crisi di identità. Pensa che la letteratura possa contribuire a influenzare il momento in cui viviamo e quel che saremo?  «Siamo certamente, in Europa, in crisi d’identità. I migranti, il populismo sono le caratteristiche prevalenti. Specificamente, noi inglesi con la Brexit non contribuiamo a migliorare la situazione. Comunque, non sarà certamente la letteratura a risolvere questa crisi. Ma sta appunto nascendo un qualcosa e l’evoluzione tecnologica, a poco a poco, potrebbe portarci a una rinascita».

In questa crisi, lei pensa di rimanere in Inghilterra, oppure di cambiare Paese?  «Se non riuscissi a vedere la fine, certo proverei disagio, e potrei pensare di emigrare, che so, nel nord della Norvegia, o da qualche altra parte. Ma i contrasti all’interno del partito conservatore, che è riuscito a distruggere tre primi ministri in una lotta intestina che somiglia a una guerra civile, prima e poi finirà. E io ho una speranza, confesso molto esile, nel fatto che il mio Paese ci ripensi, e che un referendum cancelli la Brexit. Del resto, è stata la Thatcher a far entrare la Gran Bretagna nell’Unione Europea, e ad adoperarsi alla ricerca degli accordi economici con l’Europa». 

Potrebbe venire ad abitare a Torino?  «Tra le città europee, abbiamo apprezzato, mia moglie e io, soprattutto Berlino e Parigi. In Italia, ammiravamo finora Trieste; ma certo Torino ha una sua perfezione, che prenderemo in seria considerazione, a parte il fatto che non conosciamo la lingua».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro