Mercoledì 24 Aprile 2024

Paese che vai, fantasma che trovi: la guida d’Italia dei ghostbusters

Da Spilamberto al Duomo di Milano: un vademecum per appassionati scritto dalla giornalista napoletana AnnaMaria Ghedina

Mia Wasikowska alle prese coi fantasmi del film “Crimson Peak”

Mia Wasikowska alle prese coi fantasmi del film “Crimson Peak”

Firenze, 17 gennaio 2017 - Scuotimenti di catene, scricchiolii, porte che si aprono da sole. E quel “buuuuh” capace di far rizzare i capelli in testa anche al visitatore più motivato. Questo nell’immaginario collettivo lo scenario quando si pensi a fantasmi o affini, fantasia generata dalla prima testimonianza di fenomeni paranormali in cui incorse, nel primo secolo, il filosofo Athenodorus di Atene, brutta esperienza narrata dal filosofo romano Plinio 'Il Giovane' in una lettera. Passano i secoli, ma entità ed ectoplasmi continuano a far notizia, protagonisti indiscussi di racconti, film e vademecum. Dopo 'Guida ai fantasmi di Napoli e dintorni', 'Fantasmi a Napoli' (libro che ha avuto ben 6 edizioni) e 'Dizionario dei Fantasmi dalla A alla Z' (solo per citarne alcuni), il 2 febbraio uscirà per i tipi di Odoya, 'Guida ai fantasmi italiani - Dove cercarli e trovarli' scritto dalla giornalista napoletana AnnaMaria Ghedina.

Come nasce la sua passione per il paranormale? «Dopo un’inchiesta giornalistica sui ghostbuster napoletani ho deciso di approfondire l’argomento e ho scoperto un mondo parallelo che accomuna le città e i borghi d’Italia, d’Europa e del mondo».

 

Partendo da Roma, descrive un Paese dotato di un vero e proprio patrimonio di storie di fantasmi. «Sì, e per la prima volta si possono trovare tutte in un libro: dal Castello di Miramare (Trieste) fino a quello Normanno di Catanzaro, dal cimitero delle Fontanelle (Napoli) alla città magica per eccellenza, Torino. Le apparizioni sono segnalate come in una guida turistica, con tanto di mappe e foto dei monumenti, vicoli e soprattutto dei castelli infestati».

 

Cosa si nasconde dietro la presenza di queste anime infelici? «Storie d’amore e gelosia, femminicidi d’antan: le vittime tornano a chiedere giustizia. Ma anche omicidi di giovinetti eliminati dalle proprie potenti “coguar” ante litteram e intrighi di palazzo».

 

In questa ricerca del sovrannaturale si è spinta nei luoghi infestati? «Certamente, spesso accompagnata da amici sensitivi. E confesso che le esperienze di incontri ravvicinati non sono mancate, a partire dalla prima, avvenuta in giovanissima età, in un antico albergo che si trova proprio nel cuore di Firenze».

 

Quali sono i fantasmi di casa nostra che meritano di essere raccontati? «Senz’altro tra le loro storie possiamo inserire la triste vicenda di Beatrice Cenci, che infesta Castel Sant’Angelo, nella Capitale. Il suo spettro compare con in mano la propria testa soprattutto nell’anniversario della notte in cui Beatrice venne decapitata: l’11 settembre 1599, per volere di papa Clemente VIII. La giovinetta era perseguitata dalle attenzioni sessuali del padre, il turpe conte Francesco. Ordì una congiura per eliminare il suo stupratore, nella quale coinvolse la madre Lucrezia Petroni Cenci, il fratello, un castellano (Olimpio Calvetti) e il Maniscalco Marzio detto “il Catalano”, ma il potente genitore ebbe la meglio e i congiurati vennero sterminati. Motivo valido per tornare a chiedere giustizia».

 

Presenze a Milano? «Recentemente un fotografo è riuscito a immortalare, dietro a un corteo nuziale, una dama spettrale vestita di nero. Le ricerche riconducono questo fantasma che infesta il Duomo meneghino, all’anima sfortunata di Carlina di Schignano (Como), che si suicidò gettandosi dalle guglie vicino alla Madonnina durante la luna di miele. La ragazza, sposata con un giovane dall’emblematico nome (Renzino) portava in grembo il figlio di un altro. Colta dal rimorso e obnubilata dall’austera architettura della chiesa gotica, si buttò. Il corpo non fu mai ritrovato. E il suo spettro veste di nero, come le spose dell’epoca».

 

Se è vero che ogni castello ha la propria leggenda, quelli italiani sono particolarmente interessati da storie di fantasmi?  «Eccome, e non fa eccezione quello di Spilamberto (Modena), nel quale si consumò prima un amore extraconiugale poi l’esecuzione dell’uomo che “tentò” e mise incinta la castellana. Nella piccolissima cella che “ospitò” lo sventurato Messer Filippo detto “il diavolino” un mercante di stoffe che giunse al castello dei nobili Rangoni in un giorno indeterminato del Cinquecento sono emersi durante un restauro disegni e scritte in cui il condannato a morte si proclama innocente. Nelle notti d’estate si possono sentire ancora i lamenti dello sventurato». 

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