Giovedì 25 Aprile 2024

Donatella Rettore, ragazzaccia a vita. "Le donne liberate con le mie trasgressioni"

Donatella tra fra trasgressione e cambi di identità. "I miei cd dovrebbero venderli in farmacia: sono antidepressivi. Amo trasmettere emozioni"

Donatella Rettore

Donatella Rettore

Roma, 18 settembre 2017 - Aborto, suicidio, sesso. Nelle canzoni non s’è fatta mancare nulla.

«Beh, davo delle scariche elettriche a chi mi seguiva. E la cura funzionava, li svegliavo, reagivano. Sa quante donne si sono liberate grazie alle mie canzoni e al mio look? Oggi, però, mi sembrano tutti più stanchi, distratti, annoiati».

Cattiva ragazza forever. Ma lo è davvero o sono gli altri che la disegnano così?

«Non ho fatto niente per essere quella che sono. Rettore si nasce. Mi sento una bestiaccia istintiva, emotiva e animalista. Che amo il divertimento puro. I miei cd dovrebbero venderli in farmacia come antidepressivi».

Un ricordo "rettoriano" delle sue sfuriate?

«Una notte degli anni Ottanta, in uno splendido hotel di Catania, un milanese in vacanza scommise con gli amici che mi avrebbe buttata in piscina. Detto e fatto. Peccato che avessi in tasca documenti, fattura e l’assegno col cachet dell’esibizione appena conclusa. Il tempo di riemergere e fui io a buttare in acqua quel cretino, ricoprendolo d’insulti».

È vero che quando viveva a Londra si faceva dire “buongiorno” da David Bowie?

«Quando abitavo a Oakley Street lo incontravo quasi tutti i giorni. Pallido, distinto. Mi augurava buona giornata con un accento impeccabile. Te lo immagini un cantante italiano che dopo averti incontrata un paio di volte inizia a salutarti ogni mattina? Ma quando mai».

Altri incontri londinesi eccellenti?

«Margaret Thatcher. Sembre ad Oakley Street. Mi avvicinai con un inchino in segno di cortesia, ma lei disse: guardi che non sono una giapponese».

Elton John ha scritto per lei Sweetheart on Parade.

«Te la raccomando, sua mamma. Era pazza di me. E dei miei vestiti. Veniva da me e trafugava calzamaglie, orecchini, tutto. La più punk di tutte. Era uno spettacolo vedere questa signora di 70 anni che se andava in giro per King’s Road con la mia pelliccia giallo canarino e i sandali a dicembre. Un giorno Elton mi chiamò e mi disse: ‘Non stare dietro a mia madre se no finirai col diventare pazza come lei’».

Ama viaggiare e una delle sue grandi passioni è il Giappone. Cosa le piace del Sol Levante?

«Il fatto che è un paese in bilico tra Oriente e Occidente. Amo la sua spiritualitàassieme al rispetto del prossimo, quel senso dell’onore che noi stiamo perdendo».

Ad esempio?

«Lavarsi bene, soprattutto d’estate. Mai provato ad andare in metropolitana ad agosto?».

Per i giapponesi la cosa più importante è non perdere la faccia.

«Già, perché il karma ne risentirebbe. Certi nostri politici avrebbero vita dura lì».

Quali sono le sue mete estive?

«Detesto la Spagna, mentre sono innamorata pazza della Grecia. Di solito vado a Mikonos, ma quest’anno è sold-out e pure io sono piena d’impegni; così ho preferito una puntata a Kárpathos, o Scarpatos che dir si voglia».

Scusi ma cosa le hanno fatto gli iberici?

«A me niente, agli animali sì. Pensi alla corrida o alle brutali corse dei galgos , cose deprecabili che non rendono onore al paese e al suo popolo. Il primo no alle allettanti proposte spagnole l’ho detto nei tardi anni Ottanta; anche se non avevo ancora sviluppato il forte senso animalista che ho oggi, un tour nei macelli, pardon nelle arene, non me lo sarei mai perdonato».

Niente carne.

«Per carità, non ne mangio dall’età di 15 anni».

Uova, pesce?

«In questo, vorace di maionese e di insalata russa come sono, qui ho qualche certezza in meno. Fortunatamente, vivendo a Castelfranco Veneto, conosco un sacco di contadini che mi danno le uova delle loro gallinone sane e coccolate. Sono più vegetariana che vegana, anche perché sul risotto il parmigiano o il grana lo metto volentieri».

Lei è un’icona gay, ma pure una cantante per famiglie.

«Diciamo trasversale, eterogenea. Come la Carrà. Le mie stranezze, infatti, colpirono prima un pubblico adolescente e poi quanti sono rimasti adolescenti a dispetto dell’età anagrafica».

Pensa di essere stata lei a sfruttare di più i giornali scandalistici o viceversa?

«Non saprei. Diciamo solo che oggi ho preso una certa distanza dal gossip. Perché è talmente scandaloso quello che fanno certe ‘artiste’ per far parlare di sé che non penso di aver nulla da spartire con quel mondo. S’è perso il senso della misura».

Pure la musica estiva ha perso un po’ del suo divertimento?

«Forse sì. Non c’è più il Festivalbar, non c’è più Un Disco per l’Estate di Saint-Vincent, non c’è più quella Gondola d’Oro dove vidi Renatino (Zero - ndr) partecipare vestito da gondoliere il giorno del suo ventinovesimo compleanno. Il pubblico non stava più sulle sedie dalle risate».

Ci sono alcune "incomprensioni" con le colleghe di cui si rammarica?

«Non ho niente contro nessuna, se qualcuno ce l’ha con me è solo per farsi pubblicità. Certo, se fossimo un po’ più solidali fra noi, il mondo della canzone non avrebbe che da guadagnarne».

Parole d’oro, ma definire la Nannini “una cantante di liscio” non le sembra un tantino forzato?

«Be’ è la verità. Tant’è che lei non mi ha contraddetto; perché, effettivamente, canta il melodramma. Lei è più furba e più manager di me tant’è che è rimasta in auge. Ma mica facendo rock, facendo liscio».

Ah, perché il melodramma è liscio?

«Il liscio mi piace di più, perché è più onesto».

Il concertone di "Amiche per l’Abruzzo" aveva creato un momento di unità. Poi tutto è evaporato.

«Laura Pausini s’è rivelata un collante incredibile fra noi. Poi, però, hanno prevalso i singoli caratteri e le logiche della discografia».

Una straniera con cui farebbe carte false per lavorare.

«Annie Lennox, da sempre. Ma anche Lady Gaga, che spunta spesso fuori quando si parla di me, forse per le mise eccentriche. Andare oltre i raffronti e collaborare assieme non sarebbe male. In Italia ammiro tantissimo, invece, Mario Venuti, che è un grande autore non ancora amato quanto meriterebbe».

E fra le signore della nostra canzone.

«Patty Pravo, perché la sua è una storia da cieli immensi. È caduta e s’è rialzata mille volte, quindi non può non avere tutta la mia stima». E meno male, visto che solo un anno e mezzo fa, alludendo alla passione della divina per il bisturi, l’aveva definita senza tanti giri di parole ‘una cinese’.

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