Mercoledì 24 Aprile 2024

Arisa, tanta voglia di Eurovision. "Ma piaccio anche ai cinesi"

La cantante si prepara a tornare nei teatri con un nuovo tour

Arisa (lapresse)

Arisa (lapresse)

Milano, 3 gennaio 2017 - HA INIZIATO l’anno cantando tra i carcerati della casa circondariale di Potenza, perché Arisa la mattina dopo le frivolezze e i lustrini del count-down su Raiuno sentiva un gran bisogno di lasciare con la sua musica un po’ di speranza, anzi un «medicamento per i cuori e per l’anima», a chi ne ha bisogno. E ora si prepara a tornare nei teatri con “Voce 2017”, il tour al via dalla Città del Teatro di Cascina il 12 gennaio per proseguire in una dozzina di altre città tra cui Ferrara il 21, Firenze il 2 febbraio, Bologna il 3, Carpi il 17 marzo, Varese il 18, e Milano il 27. Tutto con in tasca l’antologia “Voce The Best of”, «una raccolta di 19 canzoni da “Sincerità” all’unico inedito, “Una cantante di musica leggera” con Tricarico». Frattanto ha cambiato casa, chiuso l’esperienza di X Factor e la relazione con il fidanzato-manager Lorenzo Zambelli che durava da sei anni. 

Che spettacolo sta preparando?

«Ho in mente un piccolo recital, che integra la parte musicale e una storia che unisce tutto. Le mie canzoni parlano di amori difficili, a volte non ricambiati, avevo pensato di aprire lo spettacolo, quindi, ballando il tango. E di farlo truccata per metà da donna e per metà da uomo come Julie Andrews in “Victor Victoria”. O come Stromae nel video di “Tous les mêmes”. Ma ancora non so se alla fine lo farò per davvero». 

Ce l’ha un traguardo da raggiungere prima degli altri? 

«Penso che l’Eurovision sarebbe una grande opportunità, perché la mia è una musica fortemente italiana. San Marino mi ha proposto di partecipare, ma ci sarebbero voluti trecentomila euro e io non ho una cifra del genere da investire». 

Insomma, nella musica è come nella Formula Uno, dove certi piloti per gareggiare debbono presentarsi alla scuderia già con in tasca gli sponsor. E chi avrebbe dovuto essere il suo?

«La casa discografica. Ma quella cifra è troppo alta anche per lei. Peccato perché se mi mandi anche una volta sola all’estero, vedi poi cosa succede. Se potessi portare all’Eurovision la canzone che ho nel cassetto, ne vedremmo delle belle. Si tratta di un pezzo forte come “Guardando il cielo”, che non sono ancora riuscita a capire perché a Sanremo non è stato recepito come pensavo. Forse ero vestita male». 

In quale paese le piacerebbe sfondare? 

«In Cina, credo che potrei avere un mercato laggiù. A Milano i cinesi in via Paolo Sarpi ascoltano tutti le mie canzoni e in diversi hanno la mia foto nel proprio profilo Facebook». 

Ha già scritto due libri. 

«Sto pensando al terzo. Mi piacerebbe raccontare la normalità della diversità; la storia di Rosetta, una ragazza ventiquattrenne potentina con delle difficoltà mentali che s’è innamorata, ricambiata, di un settantenne suscitando scandalo. Nessuno s’è posto il problema se dietro la differenza d’età ci fosse amore o no». 

Argomento delicato.

«Mi piacerebbe raccontarla con la leggerezza del pluripremiato documentario “The special need” di Carlo Zoratti, in cui Enea un altro ragazzo con difficoltà, viene portato sotto controllo dello psicoterapeuta in un case di piacere straniere a scoprire l’amore. Come avviene all’estero, pure da noi bisognerebbe creare strutture per far sentire liberi, ma protetti, questi ragazzi. Far capire che l’amore è un diritto di tutti». 

A X Factor è finita con qualche fischio.

«Me ne faccio una ragione. Però è stato molto bello lavorare in quel contesto perché, a differenza di quanto avviene in altri talent televisivi, a X Factor non ci si preoccupa di essere mainstream, ti lasciano libero di azzardare scelte musicali particolari. Come mi era accaduto già nel 2013 con i Frères Chaos». 

Con i suoi colleghi ci sono stati degli alti e dei bassi.

«Hanno utilizzato la strategia di non affrontarmi mai direttamente, ma di coprirsi l’uno con l’altro. Mi ritrovavo puntualmente isolata in tutte le decisioni, o quasi». 

Canta con Fedez e J-Ax però: condivide un brano del loro nuovo album. 

«S’intitola “Meglio tardi che noi” e mi piace molto. Sinceramente, mi spiace che Fedez si sia messo con la Ferragni, perché sarebbe stato il mio uomo ideale. Ho sempre sognato di avere al fianco qualcuno capace di far fiorire le mie qualità. E poi sotto la corazza da duro che s’è scelta, Federico rimane un ragazzo buono e leale». 

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