Venerdì 26 Aprile 2024

Ai Weiwei, gommoni a Palazzo Strozzi: "I profughi sono i nostri veri eroi"

L'artista dissidente cinese racconta la mostra e installazione choc a Firenze: "Io, un lottatore che adora i social"

Ai Weiwei sotto “Reframe”, 22 gommoni che incorniciano Palazzo Strozzi (Pressphoto)

Ai Weiwei sotto “Reframe”, 22 gommoni che incorniciano Palazzo Strozzi (Pressphoto)

Firenze, 22 settembre 2016 - «I profughi sono i veri eroi dei nostri tempi: chi cerca la libertà a sprezzo della vita merita il nostro assoluto rispetto». Camicia immacolata, pantalone classico: unico vezzo, le scarpe di corda rosso fiamma. Ed è una fiamma che anima le parole di Ai Weiwei, artista cinese fra i più celebrati della contemporaneità, intellettuale dissidente e icona della libertà di espressione, che definisce i profughi «i miei fratelli».  Cavalcando con disinvoltura le mille polemiche che hanno preceduto il suo arrivo già dall’annuncio dell’intenzione di installare gommoni sulle facciate quattrocentesche di Palazzo Strozzi per richiamare l’attenzione sulla questione dei migranti, Ai Weiwei ha tenuto a battesimo “Libero”, la sua antologica curata da Arturo Galansino, direttore del centro espositivo con idee innovative sul rapporto Firenze-contemporaneità, che aprirà i battenti domani (fino al 22 gennaio).

Trent’anni di carriera e di vita di un personaggio scomodo, che ha molto da dire, e in modi diversissimi, passando dalle sculture monumentali alla leggerezza del web, dove è seguito da milioni di fan, dalla denuncia dell’orrore della detenzione (provata sulla propria pelle), alla pura provocazione: arcinota la serie fotografica “Study of Perspective”, in cui mostra il dito medio davanti a monumenti-icone come Buckingham Palace, la Tour Eiffel e Casa Bianca. Per il debutto italiano, che ha fortemente voluto proprio a Firenze, il maestro ha scelto di partire dal suo periodo newyorchese negli anni ’80 e ’90, con la scoperta dei maestri Duchamp e Warhol, fino alle grandi opere simboliche degli anni Duemila, realizzate assemblando materiali e oggetti: sgabelli per “Grapes”, biciclette per “Stacked”.

E poi le creazioni politiche dell’ultimo periodo in Lego: per la mostra fiorentina Ai Weiwei ha realizzato con i mattoncini i ritratti di Leonardo Da Vinci, Savonarola, Dante e Filippo Strozzi, proprio «come ho fatto negli Usa con i volti di 176 dissidenti improgionati perché volevano esprimere le proprie opinioni o altri 20 in Australia, persone che hanno perseguito la libertà», spiega Ai Weiwei. Ma è il progetto sulle migrazioni nel Mediterraneo a partire da “Reframe”, quei 22 gommoni arancioni utilizzati dalla Marina per i salvataggi in mare, montati sulle bifore rinascimentali di Palazzo Strozzi, che punta il dito sull’argomento che gli sta più a cuore: «Sto infatti lavorando su un film incentrato sulla crisi dei migranti, che ho visitato al campo di Idomeni sul confine greco-macedone - riprende l’artista - . Ho visitato e conosco personalmente la realtà dei profughi, sono stato a contatto con loro in varie parti del mondo, tante volte in medio oriente e in altre zone. Su questo tema dobbiamo fare in modo di avere voce in capitolo, dobbiamo farci sentire, tutti insieme uniti per un’azione sociale in loro favore».

Oltre 600 ore di girato, cento di interviste ai rifugiati, ma anche a chi li soccorre, se ne prende cura, li seppellisce. «Eppure c’è chi ha paura dei migranti - stigmatizza l’attivista ed (ex) perseguitato - , ma questo è inconcepibile. Bisogna piuttosto capire questa gente, e cercare di comprendere il motivo per cui i flussi non si fermino; lo stesso presidente Obama è la testimonianza vivente del fatto che il flusso migratorio sia sempre stato costante nella storia». Poi una nota positiva: «L’Italia non ha mai respinto i profughi, e questo è un motivo di grande orgoglio, in una società in cui manca un valore assoluto: l’umanità».

«La situazione politica nel mondo è confusa e piena di incertezze, l’unica cosa sicura è che dobbiamo cambiare - risponde Ai Weiwei a chi lo incalza - : ci sono conflitti anche nei nostri cuori, ma quello che dobbiamo chiederci è “cosa vogliamo difendere”. Da tempo manco dal mio paese, anche se ho il passaporto cinese vivo a Berlino, ma intendo tornarci. «Sempre più risoluto a difendere ciò che l’arte rappresenta - conclude - . A 60 anni sono dico che ogni l’artista con le sue opere riflette sempre il mondo in cui crede, io e mio padre siamo stati profughi nel deserto del Gobi, nella Cina settentrionale, questo ha lasciato un segno. Se il mio lavoro, i gommoni issati su un simbolo del Rinascimento, devono sollevare contestazioni per sensibilizzare il mondo su questo tema, allora, ben vengano le critiche».

La curiosità

Si chiama “Leg Gun” ed è un’immagine diventata virale: la foto postata su Instagram propone Ai Weiwei mentre imbraccia una gamba come una pistola, gesto ripreso da migliaia di follower. Ma qual è il rapporto dell’artista cinese con i social? «Sono democratici (sorride, ndr), possono essere utilizzati da tutti e non ci sono confini. L’arte potrà avere un futuro solo adattandosi alla tecnologia. I social danno libertà d’espressione. In una società come la Cina il singolo non esiste, ma grazie ai nuovi strumenti tutti possono diffondere pensieri e opinioni». Non solo voglia di apparire, quindi? «Non mi interessa la fama - assicura l’artista - . Nel 2011 sono stato in carcere, in Cina, sorvegliato dai soldati 24 ore su 24. Ecco, sono un combattente».

 

Opere esposte a Palazzo Strozzi

Snake Bag, serpente formato da 360 zaini scolastici, che ricorda gli oggetti appartenuti alle giovani vittime del terremoto in Sichuan 

Filo conduttore, l’orgoglio della libertà e della dissidenza: una sezione della mostra è interamente dedicataai suoi slogan

Study of Perspective”: l’artista mostra il dito medio davanti a luoghi icone come Buckingham Palace, la Casa Bianca, la Tour Eiffel)

Renaissance: “Divina Proportio” e “Untitled - Wooden Ball” evocano i disegni eseguiti da Leonardo da Vinci, artista amato da Ai Weiwei

Informazioni www.palazzostrozzi.org

 

 

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