Venerdì 26 Aprile 2024

Cocoricò, lo show deve continuare. I ragazzi: "La droga non uccide"

Festa 'Diabolika' nel giorno dell'addio a Lamberto. "Basta stare attenti"

Lamberto Lucaccioni nella foto del suo profilo Twitter

Lamberto Lucaccioni nella foto del suo profilo Twitter

"SECONDO ME quel ragazzo è stato uno stupido. Ho letto sul giornale che Lamberto si era già bevuto un sacco di Md e che poi è tornato dallo spacciatore per prenderne dell’altra. È normale che sia andata a finire così. Cosa si aspettava? Anch’io ho preso certe droghe: ma sempre stando attento a non andare oltre i limiti, e non mi è mai successo nulla". Parola di Pasquale: vent’anni, la sigaretta in bocca, il cappellino in testa e le braccia tempestate di tatuaggi. Anche lui, questa notte, è qui, sotto la piramide più famosa d’Italia, la stessa sotto cui, appena una settimana fa, ha perso la vita Lamberto Lucaccioni, il giovane di Città di Castello stroncato da una dose letale di ecstasy. Non sono passate nemmeno cinque ore dal suo funerale. La festa è già ricominciata. Lo spettacolo va avanti. La musica non si ferma e copre anche il dolore per la morte di un 16enne. È il ‘Diabolika’, un evento che ormai è diventato un’istituzione. Il popolo della notte si è lasciato alle spalle la tragedia. Adesso ha voglia di ballare. Benvenuti al Cocoricò di Riccione. Benvenuti nel tempio del divertimento. La consolle è un altare che si erge sulla pista da ballo. Sebastian Ingrosso, il dj di questa sera, lassù in cima, sembra un profeta con un paio di cuffie al posto dell’aureola. Ai suoi piedi ci sono loro, gli adepti del culto della notte, gli accoliti della musica elettronica. MIGLIAIA di giovani – saranno almeno cinquemila – che si dimenano e contorcono sotto la grande piramide. Braccia e gambe si agitano nel blu spettrale della pista, come infiniti tentacoli. Tanti, tantissimi ragazzi indossano le magliette regalate all’ingresso. Sopra campeggiano le scritte: "Basta: non si può morire così", "La droga ti uccide" e "Ama la musica, no alla droga". Il patron della discoteca, Fabrizio De Meis, ha lasciato la decisione in sospeso fino all’ultimo: alla fine, però, ha deciso di aprire lo stesso la porta della piramide, in modo da lanciare un segnale forte contro lo sballo e la cultura dell’eccesso. MA il fantasma di Lamberto, nonostante il clima di euforia e la musica martellante di Ingrosso, aleggia ancora sulla pista da ballo. "È tremendo – dice una ragazza in fila per il bar, mentre sventolando una consumazione ordina un gin tonic –. Com’è possibile morire a sedici anni? Mi dispiace soprattutto per i genitori di quel ragazzo: chissà come si sentiranno adesso". "Troppo facile dare la colpa al locale – si intromette Luca, che ha diciannove anni e viene da Bologna –. Possiamo anche buttare una bomba su tutte le discoteche del mondo, ma non basterebbe comunque a risolvere il problema. Sono anni che la gente muore a causa della droga e sempre continuerà a farlo. Credo che se quel ragazzo, Lamberto, avesse preso l’ecstasy a Città di Castello, e fosse andato a morire nella piazza del suo paese anziché al Cocco, non si sarebbe sollevato tutto questo polverone"-.