Venerdì 26 Aprile 2024

La biopsia diventa digitale, cellule come pixel

La tecnologia tutta italiana sviluppata da Silicon Biosystems è stata pubblicata su Nature. Importanti accordi di cooperazione con altre aziende legate allo studio del genoma umano

Immagine dal sito www.siliconbiosystems.com

Immagine dal sito www.siliconbiosystems.com

Roma, 12 febbraio - La biopsia digitale messa a punto dalla Silicon Biosystems Menarini, azienda fondata a Bologna da due ricercatori italiani, che hanno aperto un ramo operativo anche a San Diego, California, entra nel circuito mondiale delle tecnologie d'avanguardia. Negli Usa è stato annunciato oggi l'accordo di Silicon Biosystems con Macrogen, compagnia biotecnologica coreana, per sviluppare programmi congiunti di medicina personalizzata e oncologia di precisione. Un importante accordo di partnership era stato ufficializzato ieri da Swift Biosciences, azienda statunitense, con sede nel Michigan, impegnata nelle applicazioni relative al genoma, a sua volta legata a una alleanza strategica con il gioiello italoamericano di Menarini.

Vedere le cellule del tumore una per una, analizzarne il genoma e le mutazioni senza interferenze oggi è possibile. Sarà più facile trovare così i farmaci adatti a ciascun paziente. I risultati dell'impiego della metodologia digitale Made in Italy, che analizza le cellule una per una come se fossero pixel, sono stati pubblicati su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

Con il nuovo test sarà possibile digitalizzare le cellule tumorali di un campione anche esiguo, analizzarle una per una isolandole come gruppi omogenei e mapparne il genoma mettendolo a confronto con quello delle cellule sane presenti nella biopsia, spiega Gianni Medoro, ideatore della tecnologia. Molto spesso (circa in un paziente su 6) la percentuale di cellule tumorali presenti nel campione di una biopsia è troppo bassa per avere una valutazione affidabile delle caratteristiche genetiche del tumore, necessaria per la scelta della terapia, precisa Nicolò Manaresi, direttore scientifico e coordinatore dello studio.

«Grazie a questa tecnica - spiega l'ideatore - possiamo disgregare la biopsia fino ad avere una sospensione di cellule libere che vengono passate nel sistema per essere digitalizzate una per una. In pratica, ciascuna cellula diventa un pixel che può essere seguito e analizzato, con una precisione di analisi estrema che consente di eliminare il »rumore di fondo« inevitabilmente presente quando le cellule tumorali sono poche o non tutte esprimono le stesse mutazioni».

Giuseppe Giorgini, manager di Silicon Biosystems, già in Amgen e Farmindustria, da parte sua lascia intendere che la sinergia con Swift Biosciences per il sequenziamento del genoma, e la simbiosi con la biopsia digitale, apriranno a nuovi orizzonti della ricerca traslazionale, garantendo risultati affidabili e di qualità superiore.

La prima generazione di strumenti in modalità DEPArray aveva già mostrato la straordinaria capacità di isolare cellule rare e svelare la loro caratterizzazione genetica. Proseguendo nell'evoluzione, nel 2011 è stata presentata all'annuale congresso ASCO (American Society of Clinical Oncology) di Chicago un lavoro, eseguito in collaborazione con Johnson and Johnson, che dimostrava la validità della tecnologia di Silicon Biosystems nell'isolamento delle cellule tumorali circolanti. Questa metodologia di indagine è ormai conosciuta dai ricercatori in tutto il mondo ed il DEPArray è installato nei più importanti centri di ricerca in Europa, Stati Uniti e Giappone.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale