Mercoledì 24 Aprile 2024

La Scozia si ribella alla Brexit. Un nuovo voto per restare nella Ue

Edimburgo lancia il referendum. Oggi la May dà il via al divorzio

IN GAMBA  La britannica Theresa May  e la scozzese Nicola Sturgeon:  il Daily Mail  nella bufera  per il titolo  sulla guerra  di gambe  e il confronto «fisico» tra le due premier (Afp)

IN GAMBA La britannica Theresa May e la scozzese Nicola Sturgeon: il Daily Mail nella bufera per il titolo sulla guerra di gambe e il confronto «fisico» tra le due premier (Afp)

Londra, 29 marzo 2017 -  OGGI Theresa May premerà il grilletto che darà il via alla tanto attesa quanto vilipesa Brexit. A 279 giorni dal voto del contestato referendum del 23 giugno scorso, la premier britannica ha dichiarato di trovarsi davanti a «uno dei momenti più importanti della storia recente del Paese», anche se sono molteplici i problemi che le si stanno accumulando davanti. Proprio ieri, infatti, la Scozia ha votato per chiedere un secondo referendum indipendentista, dopo quello del 2014. E anche l’Irlanda del Nord, finora rimasta relativamente tranquilla, avrebbe fatto balenare la possibilità di un divorzio dal Regno Unito pur di restare con la Ue. Per calmare gli animi tartan prima della campale giornata di oggi, la May si è recentemente recata in Scozia, dove ha incontrato l’agguerrita Nicola Sturgeon, senza riuscire a farla desistere.

QUINDI, IERI, la premier ha ribadito seccamente: «Non apriremo i negoziati sulla proposta della Scozia», ricordando che «questo non è il momento giusto» per un secondo referendum. La coreografia della giornata storica di oggi partirà alle 9 di stamattina (le 8 in Inghilterra), quando la May radunerà il suo gabinetto a Downing Street per spiegare ai suoi ministri cosa avrà scritto nella lettera che alle 13.30 in punto verrà consegnata al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, per mano dell’ambasciatore britannico alla Ue, sir Tim Barrow. Nel documento, che pare sia di almeno 8 pagine, ci sarà la dichiarazione ufficiale che farà partire il processo irreversibile della Brexit. Gli inglesi si aspettano un cenno di avvenuto ricevimento da parte di Tusk, che poi avrà 48 ore per formulare una prima reazione in un comunicato congiunto con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Nel frattempo la May andrà a Westminster per il question time del mercoledì, a cui farà seguito un suo discorso alla Camera dei comuni, in cui spiegherà il contenuto e l’intento della sua lettera. Intanto, l’inizio delle negoziazioni vero e proprio avverrà solo dopo che i restanti 27 stati dell’Ue si saranno riuniti, a fine aprile, al vertice di Bruxelles. Poi, entro fine maggio, la Commissione dovrebbe affidare il mandato negoziale – se la maggioranza degli Stati avrà votato a favore – al capo negoziatore, Michel Barnier, ex ministro ed ex commissario Ue. Gli scambi più roventi si terranno da giugno in poi, in quella che si preannuncia un’estate torrida per la May e il suo team.

LA PREMIER ha già chiarito che si auspica che il tutto possa essere finalizzato entro due anni, ovvero entro il 29 marzo del 2019, anche se la cosa sembra quasi impossibile persino agli esperti, che si aspettano - vista la complessità dei negoziati – che la Gran Bretagna accetti un periodo di transizione. Ma, anche in quel caso, il suo status di full member dell’Ue cesserà a fine marzo 2019. La May ieri ha chiarito che i negoziati non saranno solo sul commercio e sul mercato unico ma dovranno anche tener conto degli accordi sulla sicurezza e sulla giustizia.