Venerdì 26 Aprile 2024

Truffe anziani, quel raggiro alla nonna di Renzi: "Non apro più la porta a nessuno"

Firenze, il racconto di nonna Anna Maria: "Appoggio la vostra campagna". Truffe agli anziani, inviaci le tue segnalazioni via mail a [email protected]

Matteo Renzi con le sue due nonne, Maria e Annamaria (Dire)

Matteo Renzi con le sue due nonne, Maria e Annamaria (Dire)

Firenze, 19 ottobre 2016 - ANNA Maria Pandolfi, in Renzi: l’esser nonna del premier non la mise al riparo da un bieco raggiro. Era il marzo di due anni fa, il nipote Matteo (con cui aveva posato anche in un servizio su Oggi) era al timone del governo da un mesetto e lei, come ogni mattina, si divideva tra le faccende di casa e una boccata d’aria nell’orto, a San Clemente, il suo paese adagiato sulla riva dell’Arno opposta a Rignano.   DUE TRUFFATORI suonarono il campanello della villetta, si finsero buoni conoscenti, conquistarono la sua fiducia e dopo averla salutata s’intrufolarono nelle stanze, facendo razzia dei suoi preziosi. Oggi, nonna Anna Maria, classe 1930, madre di papà Tiziano Renzi, rammenta ancora bene quell’episodio così subdolo e condivide la nostra campagna, appoggiata pure dal nipote-premier. «Fate bene a mettere tutti in guardia. Da me, vennero in due, un uomo e una donna. L’avevano studiata bene».

Nel senso che avevano preso informazioni su di lei? «Certo, erano a conoscenza di un sacco di cose. Mi dissero che erano parenti del sindaco, sapevano i nomi dei miei figli, sembravano persone di famiglia mentre io non li avevo proprio mai visti. Mi fecero un bel tranello».

Sarebbe stata in grado di riconoscerli? «Macché. I carabinieri mi portarono anche in caserma a Rignano e mi mostrarono tante fotografie, ma tra quelle immagini quei due non c’erano. Oppure non sono stata in grado di riconoscerli».

Cosa le portarono via? «I gioielli che avevo in casa, tra cui l’orologio d’oro di mio marito Adone, morto da quindici anni. Non presero soldi, non li avevo, ma in quel poco tempo in cui rimasero in casa, una mezz’ora circa, frugarono dappertutto».

E quando scoprì di essere stata vittima di un raggiro, come ci rimase? «Male, malissimo. Non avevo neppure il coraggio di telefonare al mio figliolo per dirglielo. E la sera, dopo aver passato tutto il giorno dai carabinieri, andai subito a letto».

Dopo questa brutta esperienza, come si comporta? Sono cambiate le sue abitudini? «Non apro mai la porta a nessuno. Mi affaccio alla finestra, se sono persone che non conosco, la richiudo subito. Per quanto mi riguarda, possono avere anche la divisa, ma io non faccio entrare più nessuno in casa mia. Al massimo, dico di tornare quando c’è mio figlio».

E agli anziani come lei, cosa suggerisce per evitare queste brutte esperienze? «Di fare come me. Siate diffidenti e non aprite a nessuno».