Giovedì 25 Aprile 2024

Terremoto, a undici anni muore sotto le macerie. L’ultimo sms spedito alla mamma

Chiamate dal telefonino, poi il silenzio. Inutile lotta dei soccorsi contro il tempo

Amatrice distrutta dal sisma (aNSA)

Amatrice distrutta dal sisma (aNSA)

dall'inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

Amatrice, 25 agosto 2016 - La speranza muore al tramonto. Tutta Amatrice aveva sperato, si era aggrappata al caso di un ragazzino di undici anni, che era rimasto intrappolato sotto le macerie della casa dei nonni, e aveva fatto voti perché si risolvesse positivamente. A vederla ridotta com’era a un cumulo di macerie, quella che fu una casa non lasciava spazi all’ottimismo, e il fatto che i nonni fossero stati estratti morti non aiutava ad alimentare la speranza. Ma siamo nell’età dei i cellulari. E si dà il caso che nella notte, dopo la seconda scossa, la madre del piccolo abbia ricevuto un sms e un tentativo di chiamata e poi un altro messaggio dal cellulare che il ragazzino aveva in uso. Un messaggio inviato volontariamente o un tragico scherzo del destino, con la chiamata magari attivata dalla caduta di qualche pietra in una delle scosse di assestamento? La seconda ipotesi sembrava da subito non reggere, perché al tentativo di chiamata ha poi fatto seguito l’sms. Così i vigili del fuoco hanno messo in funzione degli strumenti elettronici sofisticati che rilevano il calore di un corpo sepolto, e hanno schierato uno dei migliori cani molecolari. Per fare tutto, ma proprio tutto il possibile. Il cane ha confermato che là sotto c’era qualcosa. Qualcuno. Che non rispondeva, ma che magari poteva essere solo ferito. Poi a sera, scavando pietra dopo pietra, il ragazzino è stato trovato. Ma ormai non c’era più nulla da fare. La corsa contro il tempo era stata vinta dalla Morte.   Stessa storia, anche questa volta senza un lieto fine, quella di un uomo di Cittaducale, Serafino, che era andato ad Amatrice per una festa con amici e quando è arrivata la scossa è finito sotto le macerie. Ha inviato un sms alla moglie Loredana, quindi era vivo. Ma poi di lui si sono perse le tracce. Silenzio. A trovarlo dodici ore dopo è stato il fratello, agente del Corpo Forestale dello Stato, seguendo le indicazioni di un cane del soccorso alpino. Serafino, probabilmente gravemente ferito, non ce l’aveva fatta. Si dirà: allora neanche i cellulari aiutano in questa valle di lacrime Dio si diverte a giocare con i nostri sentimenti, ci illude. Ma la verità è che Dio nulla c’entra in questa storia. Se non, forse, nella vicenda stavolta lieta di sorella Mariana («con una sola ‘n’ perché sono albanese», specifica), 35 anni, una delle sei suore dell’istituto religioso Don Minozzi di Amatrice.   «Quando è iniziata la scossa – racconta – io sono finita sotto il letto e lì sono rimasta intrappolata, tra la rete, il materasso e un armadio. Quando ho iniziato a sentire puzza di gas mi sono detta: è finita, sono morta. E mi sono messa a pregare. Poi ho pensato: se preghiamo in tanti, forse il Signore mi aiuta, forse si accorge di me. E così ho iniziato a mandare messaggi con il telefonino, che avevo con me. Ne ho mandati tanti. Evidentemente, qualcuno deve aver detto ai soccorritori che c’erano ancora delle suore vive. E all’alba quelli della Forestale sono venuti a salvare me, altre due consorelle e una anziana che era con noi». In mezzo a tanta desolazione, un raggio di speranza via sms.