Venerdì 26 Aprile 2024

Cyberbullismo, "Serviva più coraggio, maggioreni poco tutelati dall'odio in Rete"

La relatrice Campana (Pd): "Ha prevalso il senso di responsabilità per dare una norma che è un passo avanti per gli studenti"

Micaela Campana (Pd) (Imagoeconomica)

Micaela Campana (Pd) (Imagoeconomica)

Roma, 18 maggio 2017 - SERVIVA «più coraggio», ma da ieri l’Italia ha una legge sul cyberbullismo ed è «un passo avanti». Parola di Micaela Campana, deputata dem, relatrice (con qualche critica) della legge.

Ha votato la legge sul cyberbullismo turandosi il naso?

«No, questo no, ho scelto di dotare il Paese di una legge che è un passo avanti importante e che sarà già operativa dal prossimo anno scolastico».

Ma?

«Ma serviva più coraggio e allargare le tutele previste anche ai maggiorenni, a tutti. La Rete è una piazza importante e la violenza tramite web è uguale alla violenza fatta per strada. Le vittime sono sempre più donne e giovani. Introdurre un elemento penale avrebbe aiutato, anche nella fase delle indagini. Ma se la Camera avesse modificato di nuovo il testo, dopo la lettura del Senato, la legge sarebbe finita su un binario morto. Siamo a fine legislatura, ha prevalso il senso di responsabilità di dare una legge utile già per gli studenti».

Sarà più dura la vita dei cyberbulli tra i banchi?

«Guardi che i numeri sono preoccupanti e ci dicono che già a partire dai 10 anni, praticamente appena un ragazzo ha in mano uno smartphone, si verificano casi di cyberbullismo. Con la legge si dà un quadro di tutele ai minorenni, c’è un percorso di prevenzione nelle scuole, in più presso la presidenza del Consiglio ci sarà un tavolo che dovrà relazionare al Parlamento. Insomma si istituisce un monitoraggio costante del fenomeno».

Resta un vuoto da colmare?

«Sì e sto depositando in queste ore un testo che riguarda la tutela delle vittime, anche maggiorenni, dell’odio sul web. Dipenderà da noi il fatto che anche questa legge possa essere approvata nella legislatura, ma io credo che sia giunto il momento di farlo. Per essere davvero libero l’uso del web deve avere delle regole, lei non immagina quante mail e lettere ricevo da donne, giovani e anche uomini vittime di tutto questo».

Cosa le raccontano?

«Ci sono famiglie che hanno dovuto spostare i figli da una scuola all’altra o addirittura cambiare città. Basta immaginare cosa può accadere in un piccolo centro dove un video, che non è una presa di giro ma una vera e propria violenza, viene visto da tutti. È una violenza e una sofferenza reiterata».

Cosa risponde a chi vi accusa di introdurre norme ‘ammazza web’?

«La legge dà delle regole e non pone alcun bavaglio. Perché posso denunciare chi mi aggredisce per strada e non chi lo fa sul web? Prevedere per questi casi un’aggravante al reato di stalking specifica le condotte e questo aiuta la polizia postale, le forze dell’ordine e, nelle situazioni più gravi, la magistratura a fare il loro lavoro».