Mercoledì 24 Aprile 2024

Web sommerso da odio e bufale. L'Europa tentata dal giro di vite

Si muove la Merkel. Orlando: Facebook sia responsabile dei contenuti

Mark Zuckerberg (Ap)

Mark Zuckerberg (Ap)

Roma, 28 dicembre 2016 - «Facebook deve essere responsabile dei contenuti che pubblica». Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è intervenuto sul tema caldissimo dei controlli (e non controlli) che riguardano la rete e in particolare i social. Al Foglio ha detto che la piattaforma di Marc Zuckerberg «non può essere più considerata un semplice veicolo di contenuti. Se su una bacheca vengono condivisi messaggi d’odio, o propaganda xenofoba, è necessario che se ne assuma le responsabilità non solo chi ha pubblicato il messaggio, ma anche chi ha permesso a quel messaggio di essere letto potenzialmente in tutto il mondo». Un cambio di prospettiva che era già stato invocato da più parti. Da Umberto Eco a Enrico Mentana, fino alla presidente della Camera Boldrini che pubblicò un ridottissimo ma eloquente screenshot di deliranti offese per lo più sessiste sulla sua bacheca Facebook. E – affrontando un altro corno del problema, quello della funzione informativa – lo stesso Zuckerberg ha ammesso pochi giorni fa che in fin dei conti di piattaforma editoriale e non di semplice trasmettitore di contenuti si sta parlando.

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Certo, a ballare sono i contratti pubblicitari e di utilizzo. Tanti soldi che potrebbero essere messi a rischio dalla trasformazione di un veicolo di intrattenimento in una sorta di pattumiera globale delle offese e delle notizie taroccate. Ora, dopo il boom di false notizie sulle elezioni americane e l’attacco hacker dei russi ai siti Usa, anche la Commissione Europea perseguita le false notizie sui social. «Facebook e Google – ha tuonato il presidente Jean-Claude Juncker – devono sviluppare nel proprio interesse un sistema per combattere questo tipo di informazioni false considerando che la credibilità dovrebbe essere il loro maggiore capitale. Combattere la manipolazione delle informazioni dev’essere obbligatorio, i social adottino le opportune misure. Ci saranno controlli rigorosi su come queste misure verranno applicate». Anche la Merkel in patria sta studiando una potente controffensiva con l’ideazione di un ‘ministero della Verità’ composto da una task force di esperti della comunicazione per far fronte al proliferare di fake sul web. Il piano di difesa è, ovviamente, rivolto alle elezioni del prossimo anno.

Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha pubblicato il segretissimo codice etico che governa le regole di intervento su ciò che viene pubblicato su Facebook. Una complessa e abbastanza aleatoria guida che indica dove e quando intervenire, con il risultato, in base a uno studio pubblicato dalla Commissione europea, che meno di un terzo dei post segnalati come offensivi vengono rimossi da Facebook. Qualche esempio? Le religioni si possono criticare, i fedeli no, le nazioni sì, gli abitanti dei Paesi no. Un manuale che difficilmente è in grado di arginare gli odiatori di professione.

E allora si torna all’analisi del ministro Orlando e allo stimolo che rappresenta affinché si riesca a definire griglie normative per i nuovi problemi. «Qui non stiamo parlando solo di Facebook, ma del futuro della nostra democrazia», ha detto il Guardasigilli. Ed è chiaro il riferimento alle considerazioni sempre più diffuse di un ruolo chiave dei social nei passaggi fondamentali del nostro tempo. Dall’elezione di Trump al voto inglese sulla Brexit, al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. In alcune parti del mondo, come la Cina, vince la censura. Da noi finora ha prevalso il disinteresse per le regole.