Venerdì 26 Aprile 2024

Quei sensi di colpa

«Dica trentatré volte…», dirà il medico auscultando il torace «… la verità!». Forse ci arriveremo: prima di addentrarsi in una diagnosi, il sanitario ‘di fiducia’ dovrà obbligarci al giuramento. Svestiti, davanti al responso di una visita ordinaria, diventiamo dei bugiardi patologici pronti a tacere sintomi e malanni. I motivi sono di facile comprensione: riservatezza, vergogna, pudore. Ma soprattutto una sorta di caccia al tesoro scaramantica: «Se davvero sono vittima di qualche patologia, caro dottore», dice la nostra reticenza, «lo devi scoprire tu e con fatica!».

Tralasciamo il fatto che sarebbe più semplice, per la nostra salute, aprirsi davanti al medico come un peccatore nel confessionale e sciorinare sedentarietà, ingestioni di cibi proibiti e sintomi da vetta della classifica del pessimismo. Tanto poi, nella maggior parte dei casi e per fortuna, il sorriso del dottore di famiglia cancellerà le nostre notti insonni con una bonaria pacca sulla spalla. «Sei il solito fifone» dirà al termine della visita, fingendo di non accorgersi che siamo già pronti a nuove e ancor più ipocondriache bugie.