Venerdì 26 Aprile 2024

La mossa del cavillo

La storia dell’Ape è la storia del cavillo. Ovvero di quell’arte italica nella quale sono specializzati i giuristi degli uffici legislativi dei ministeri e di Palazzo Chigi, i magistrati del Consiglio di Stato e quelli della Corte dei Conti. Come anche i grand commis dell’Inps e degli altri enti pubblici italiani. Un’arte che frutta a costoro lauti e pingui stipendi, prebende e benefit di tutto rispetto. Ma che si traduce per milioni di lavoratori e disoccupati, di cittadini inermi e scoraggiati, di famiglie sconsolate e di imprenditori sconfortati in estenuanti attese, dinieghi immotivati, formalismi esasperati. 

Che altro ci può mai essere dietro il fallimentare destino, fino a oggi, di due strumenti annunciati e venduti decine di volte come salvifici da ministri e premier, leader politici e sindacali? C’è il cavillo. Così come, a frittata fatta e flop certificato, c’è anche l’altra magistrale arte nella quale sono specializzati i signori di cui sopra e i politici più o meno di professione: lo scaricabarile, il rovesciamento di responsabilità e colpe sull’altro. Eppure, a scavare ancora meglio e più a fondo, si scopre qualcosa che va oltre la stessa sciatteria bizantina con la quale vengono scritti e valutati leggi e decreti: la volontà implicita di rendere inapplicabili taluni strumenti o talune misure. Come se la funzione del governo della società si dovesse fermare all’annuncio: l’attuazione è un dettaglio. Peccato che migliaia di persone in carne, ossa e bisogni (spesso lancinanti) attendano con ansia proprio quell’attuazione che non arriva mai.