Mercoledì 24 Aprile 2024

Statali, la Cgil boccia il giro di vite: "Le norme anti furbetti ci sono già"

Camusso sfida Renzi: utilizzi le leggi. "Nuovo statuto dei lavoratori"

Susanna Camusso

Susanna Camusso

Roma, 19 gennaio 2016 - ALMENO per una volta Brunetta, Camusso e Landini sono dalla stessa parte e tutti contro Matteo Renzi: le regole per licenziare i fannulloni ci sono già; si spieghi perché non funzionano; ogni altra norma è solo «propaganda». Ma, nonostante la levata di scudi del sindacato, il governo tira dritto e domani, in Consiglio dei ministri, varerà i decreti di attuazione della riforma Madia. E in primo piano resta proprio quello sui licenziamenti dei dipendenti pubblici infedeli. Nel provvedimento in arrivo si prevede, in particolare, la sospensione, in sole 48 ore, senza stipendio, del dipendente sorpreso «in flagranza» a commettere violazioni gravi. Al momento il termine per contestare l’illecito nel pubblico impiego è di 20 giorni mentre il lavoratore ha tempo 10 giorni per difendersi dalla contestazione (prorogabile di altri 10) e il procedimento deve concludersi entro 60 giorni dalla contestazione. La stretta sui tempi, invece, farebbe sì che dopo le 48 ore di sospensione «cautelare», vengano lasciati al lavoratore, in caso di prove inequivocabili dell’illecito, solo 5 giorni per difendersi, come prevede la legge (art. 7 Statuto lavoratori) per il lavoro privato (quando non ci sono nel contratto collettivo termini diversi). I dirigenti, a loro volta, sarebbero responsabilizzati ad agire contro i lavoratori infedeli sia con la possibilità di essere sanzionati in caso contrario, sia eliminando il rischio di danno erariale a loro carico nell’ipotesi di errori.

MA NON è stata solo la partita «fannulloni» a tenere banco nell’offensiva labourista lanciata ieri dalla leader della Cgil. Anzi. L’avviso sui licenziamenti dei furbetti del cartellino arriva insieme con l’avvio della campagna per la Carta dei diritti universali del lavoro, una sorta di nuovo Statuto dei lavoratori (per tutti, anche per gli autonomi), che punta, tra l’altro, a far ritornare in vita il vecchio articolo 18 (con la reintegrazione nel posto di lavoro per i licenziamenti disciplinari illegittimi) e a estenderlo addirittura alle imprese sotto i 15 addetti. La consultazione ha l’obiettivo di arrivare a un testo da tradurre in tempi brevi in una proposta di legge per «ricostruire» il diritto del lavoro dopo un lungo periodo di «destrutturazione».

AL MOMENTO invece non c’è l’intenzione di mettere in campo un referendum per l’abrogazione del Jobs act mentre si discute sulla possibilità di agire su singoli quesiti referendari di abrogazione di norme come quelle che consentono ai contratti la deroga «in peius». Intanto, sui decreti Madia – questa volta quelli sulle cosiddette partecipate - interviene anche il vertice dell’Associazione dei magistrati della Corte dei conti. Nel mirino le norme che eliminerebbero il controllo e la giurisdizione dei giudici contabili per affidarli alla magistratura ordinaria. Per questa via «verrebbe meno, sostanzialmente, il risarcimento, spesso di rilevante entità, del danno erariale che resterebbe affidato, esclusivamente all’azione dei soci».