Giovedì 25 Aprile 2024

Su Vasco il sole non tramonta mai. Il Komandante riconquista la scena

Dalle discoteche emiliane agli stadi d'Italia: un successo lungo 36 anni

Vasco Rossi in concerto

Vasco Rossi in concerto

ERA una notte d’agosto del 1979. Curiosamente la discoteca che ospitava l’artista, in quel di Sassuolo, si chiamava come lui: ‘Il signor Rossi’. A vedere Vasco e la Steve Rogers Band, reduci dal successo di ‘Albachiara’, si presentarono tre-spettatori-tre. Eppure, la proprietaria del locale non ebbe dubbi: questo matto, disse, farà strada, è un grande. Non è dato sapere se il diretto interessato condividesse, allora, tanto entusiasmo. Io che firmo queste righe passai ore ad intervistarlo e fu una conversazione divertentissima, a parte i danni collaterali di una bottiglia di super alcolico svuotata in due: capivi, da vicino, che Vasco era esattamente come si mostrava sul palco. Intellettualmente onesto, schietto nelle sue convinzioni, trasparente nell’esprimerle. E al diavolo chi dubitava della sua sincerità. Trentasei anni dopo, il Signor Rossi non fa più tre-spettatori-tre. Continua a riempire gli stadi, a Napoli quelli del calcio si sono pure arrabbiati perché dicono rovinerebbe l’erba che fu di Maradona. Ma queste sono quisquilie e pinzillacchere, avrebbe osservato Totò: stiamo parlando di un re delle arene senza fifa e gli capita da un quarto di secolo. 

NEL 1990 venivano in Italia gli Stones e Madonna, qualcuno pensava che avrebbero lasciato le briciole agli artisti di casa: invece il pubblico scelse Vasco. E continua a sceglierlo. Con buona pace dei presunti benpensanti, categoria che non lesinò sberleffi allo sbrindellato eroe di Zocca, quando inneggiava alla Vita Spericolata o ululava che Siamo solo noi. S’intende che, nel presente post moderno, questo poeta della fragilità contemporanea è diventato un Mito, un Totem, un Punto di Riferimento, tutto con le maiuscole. Vasco ha vinto la sua partita con la cultura dominante già molto tempo fa. Lui, che per dirne una non è mai stato comunista, semmai orgogliosamente radicale, infatti si ricorda sempre di rinnovare la tessera del partito di Marco Pannella. Il Signor Rossi ha sconfitto gli schemi perché li ha evitati, semplicemente non ha mai accettato di intrupparsi dietro una bandiera, lui aveva la sua da sventolare e stop.

A SESSANTATRE' anni, molte energie spese anche a lottare contro i demoni interiori, il Blasco sta perfezionando un capolavoro che appartiene a pochissimi. Davvero e banalmente parlando, ha scavalcato le barriere anagrafiche: oggi sotto il suo palco trovi i figli e persino i nipoti di chi lo seguiva tra le Bollicine degli anni Ottanta. L’anno scorso sono andato a vederlo a San Siro e temevo di ritrovarmi nel bel mezzo di un raduno di nostalgici, capelli grigi e pance gonfie: e invece ho scoperto minorenni che sapevano a memoria le liriche memorabili di Sally o che cantavano a squarciagola Liberi Liberi. Quasi come se il tempo si fosse fermato o meglio ancora quasi come se lui, Rossi, il ribelle di una volta, rappresentasse uno dei pochissimi punti di contatto tra generazioni distinte e distanti. Un fuoriclasse? Certamente, alcuni suoi testi meriterebbero di finire dritti dritti nelle antologie scolastiche. Ma anche un simbolo di resistenza: tempo fa era incappato in una malattia strana e circolavano voci antipatiche, lui aveva reagito attaccandosi a Facebook e in quelle comunicazioni ‘social’, a pensarci bene, si coglieva intatta una vitalità che si stava scontrando con il mostro della depressione. 

NON ERA pronto per arrendersi e il ritorno sul palco in fondo era riassunto nel saluto che indirizzava ai fans a conclusione dei concerti, "Tenete duro". La combriccola del Blasco lo ha preso in parola, sissignore. Anni e anni fa, il signor Rossi mi confidò di aver capito di poter diventare un cantante quando era riuscito ad interpretare, per gli amici, i successi di Battisti e Mogol. Aggiunse che, prima di staccare la spina, gli sarebbe piaciuto incidere un album di ‘cover’ interamente dedicato ai capolavori del Lucio di Poggio Bustone. Ancora non ha provveduto, ma visto quello che sta combinando in questa estate di trionfi sotto le stelle, eh, insomma, caro Vasco, direi che di tempo per provarci ne hai ancora tanto.