Mercoledì 24 Aprile 2024

Il genio dissoluto di Modì e le sue amicizie parigine in cento opere esposte a Pisa

Jean Michel Bouhours, curatore del Centro Pompidou: " L'esposizione è concepita come una serie di 'momenti' che descrivono la carriera di Modigliani: la sua vita a Livorno, con le sue amicizie, il suo arrivo a Parigi e l'influenza di Cezanne, la scultura e il suo mentore Costantino Brancusi, i legami con il cubismo e gli amici dell' 'Ecole de Paris'"

Jean Michel Bouhours, curatore del Centro Pompidou e ideatore della mostra pisana 'Amedeo Modigliani

Jean Michel Bouhours, curatore del Centro Pompidou e ideatore della mostra pisana 'Amedeo Modigliani

di Valeria Caldelli

PISA, 22 ottobre 2014 - Si racconta che all'alba di una mattina qualunque venne trovato privo di sensi, accasciato su una strada di Montmartre, ebbro di vino. Era proprio lui, il 'Cigno di Livorno', come lo chiamavano gli amici, così bello eppure così disperato. E se è vero che da quel giorno Modigliani non avrebbe più smesso di bere, è anche vero che non avrebbe più smesso di dipingere, con la frenesia  di chi non ha tempo da perdere.

Così è nato Modì, personaggio semileggendario dalla vita dissoluta,  perfetta incarnazione del mito romantico dell'eroe caduto; così sono nati i suoi ritratti, quelle donne dal collo troppo lungo, di cui lui non voleva leggere il corpo, ma l'anima, oggi diventate  un' icona dell'arte moderna.

Ad Amedeo Modigliani Pisa ha dedicato una mostra aperta da ottobre  fino al 15 febbraio. Una rassegna  che lascia il segno quella organizzata a Palazzo Blu dall'omonima fondazione, dal Centro Pompidou di Parigi e da Mondomostre. Sono oltre cento le opere esposte, tra cui molti tra i dipinti più famosi e straordinari del mitico e sfortunato Modì, a cui si accompagnano due eccezionali pezzi  di Brancusi, che dell'artista livornese fu amico e maestro di scultura.

Jean Michel Bouhours, curatore del Centro Pompidou e ideatore della mostra pisana 'Amedeo Modigliani et ses amis', ce ne parla così: " L'esposizione è concepita come una serie di 'momenti' che descrivono la carriera di Modigliani: la sua vita a Livorno, con le sue amicizie, il suo arrivo a Parigi e l'influenza di Cezanne, la scultura e il suo mentore Costantino Brancusi, i legami con il cubismo e gli amici dell' 'Ecole de Paris'. Infine c'è il ritrattista geniale. Si aggiungono una sala  dedicata alle opere su carta e un'altra con un film della Tv francese  di Jean-Marie Drot su Modigliani a Montparnasse".

Come è stata la vita parigina di Modigliani? "E' stata vagabonda: una mappa di Parigi degli anni Venti nella mostra indica tutti i luoghi  in cui ha abitato. Modigliani non ha mai smesso di traslocare. Questa instabilità ha avuto delle conseguenze sul suo lavoro, specialmente per quanto riguarda la scultura, che invece richiede un atelier stabile. E' un  vagabondaggio, il suo, legato in qualche modo al fatto di essere spesso sotto effetto dell'alcol".

Ci racconti di quei luoghi... "Ha frequentato sia Montmartre che Montparnasse, i due poli della Parigi 'artistica' nel periodo tra le due guerre. Ha avuto vari atelier e non bisogna dimenticarsi i Caffé, che erano posti di incontro, di dissolutezze e anche di lavoro per Modigliani, costretto a scambiare un disegno per un bicchiere di vino. Parlo di locali come Le Dome, la Coupole, la Closerie des Lilas".

Come ci  descriverebbe l'uomo? "Di bassa statura ma bello, di una eleganza naturale; indossava sempre un abito di velluto nero a coste con un foulard rosso al collo. Un abbigliamento, questo, proprio degli artisti bohémien, ma anche degli anarchici. Aveva un carattere difficile, collerico e violento, soprattutto dopo aver bevuto. Era un lupo solitario, molto individualista. Si rifiuterà sempre di aderire a qualsiasi movimento  o impresa collettiva. Lavorava con accanimento e disegnava con grande velocità".

Modì conosceva Picasso? "Appena arrivato a Parigi, Modigliani volle incontrarlo. La conoscenza avvenne in una strada di Montmartre e l' artista spagnolo lo invitò ad installarsi su quella collina. Modigliani abitò dunque vicino a Picasso, fu amico di Max Jacob e André Salmon, due personaggi del suo gruppo, ma le relazioni tra i due non furono mai  significative".

Alcune opere esposte mostrano comunque l'influenza di Picasso... "Io penso che nelle opere realizzate da Modigliani tra il 1907 e il 1910  si possa senza dubbio individuare un'influenza del periodo blu di Picasso. Lo provano ritratti come 'La Duse' o 'La Mendiante', quest'ultima presente nella mostra".

I Macchiaioli fanno parte della prima parte della vita artistica di Modì, di cui la rassegna espone alcuni tratti. E' rimasta qualche traccia dei Macchiaioli nella sua pittura? "Una volta a Parigi, la pittura di Cezanne, la scultura di Gauguin, il primitivismo e il cubismo hanno cancellato o sommerso l'influenza iniziale dei Macchiaioli".

Modigliani a Parigi troverà il suo stile. Lo si può definire un artista rivoluzionario? "A lui spetta un posto primario nella storia del ritratto moderno. Il ritratto era un genere accademico, legato a delle condizioni storiche  della pittura, vale a dire ai committenti, che potevano appartenere alla nobiltà, al clero o all'alta borghesia, i quali pagavano per avere la loro immagine dipinta. Con le avanguardie artistiche e la rivendicazione di  un'arte libera da committenti, il ritratto non aveva più la stessa ragion d'essere. Peraltro il cubismo, per non parlare dell'astrazione, contravvengono l'idea stessa del ritratto, legata al principio della somiglianza. A questo dibattito che agitava le sfere artistiche, Modigliani  ha portato un contributo fondamentale. Lui è riuscito a rendere nuovamente vivo  il ritratto nell'arte  pur inserendolo nella modernità".

In quale modo si deve leggere un ritratto di Modì? "Come una sorta di fotografia ai raggi X, ma che invece di svelare il corpo mette a nudo l'anima".

Molti artisti sono stati ossessionati dalla loro immagine  e hanno prodotto una grande quantità di autoritratti. Perchè  in tutta la sua vita lui ha fatto un solo autoritratto? E perché, invece, ne ha fatti ben 25 di Jeanne Hebuterne, che è stata la sua ultima donna? "Questa è la prova  che Modigliani era più interessato agli altri che a se stesso. La sua pittura rivela sempre  un momento di intimità, un faccia a faccia con la modella che per lui era spesso legato alla seduzione. E sono rare le modelle di cui lui abbia fatto più ritratti. Jeanne è stata l'amore della sua vita: i 25 ritratti dimostrano la sua passione. In più lei aveva la silhouette-tipo della pittura di Modigliani: il collo allungato, le forme longilinee, l'aspetto malinconico...

In mostra ci sono dipinti, ma anche sculture. Dobbiamo considerarlo più un pittore o più uno scultore? "La pittura e il disegno senza dubbio erano più rispondenti al modello di vita che aveva scelto. Ma è chiaro che la scultura avrebbe potuto assumere dimensioni di grande importanza se la salute glielo avesse permesso".

C'è un messaggio nella sua opera? "La dimensione metafisica della pittura".