Giovedì 25 Aprile 2024

Liberarsi dalla cefalea con una iniezione sottocute

All’Università Vanvitelli di Napoli sono in sperimentazione 3 delle 4 molecole nuove di zecca che combattono emicrania cronica, emicrania episodica grave e cefalea a grappolo. I risultati presentati al congresso SIN Società italiana di Neurologia

Il trigemino è il nervo che porta al cervello informazioni percepite a livello del volto

Il trigemino è il nervo che porta al cervello informazioni percepite a livello del volto

Napoli 18 ottobre - Se lo stress è la causa della cefalea di tipo tensivo, la più comune, esistono tanti altri fattori che possono causare mal di testa. Cambiamenti climatici o posture scorrette ad esempio possono colpire la zona del collo e scatenare la famigerata cervicale. Quindi il mal di testa come sintomo è una cosa, la sindrome neurologica vera e propria di cui parliamo di seguito è altro. Oggi infatti è possibile liberarsi dalla cefalea con una iniezione sottocute. 

All’Università Vanvitelli di Napoli sono in sperimentazione 3 delle 4 molecole nuove di zecca che combattono emicrania cronica, emicrania episodica grave e cefalea a grappolo. Sono gli anticorpi monoclonali anti-CGRP, che attaccano alla radice le cause del dolore. Uno di questi anticorpi riduce fino al 70% le giornate no. Basta un’iniezione sottocute (eventualmente endovena) una volta al mese o una volta ogni tre mesi, a seconda dei casi. I risultati degli studi coordinati da Gioacchino Tedeschi, presidente eletto SIN, Società italiana di neurologia, sono stati discussi in occasione del congresso che si è tenuto a Napoli.

Studiando gli anticorpi monoclonali anti-CGRP o Calcitonin Gene RelatedPeptide si è scoperto che questo piccolo peptide di 37 aminoacidi è un vasodilatatore coinvolto nella trasmissione dei segnali di dolore durante gli attacchi di emicrania – ha dichiarato il professor Tedeschi, Direttore del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università Vanvitelli – quindi I livelli di CGRP aumentano in concomitanza delle crisi e tornano alla normalità quando l’attacco si risolve: gli studi di fase I e II hanno dimostrato che anticorpi monoclonali diretti contro il peptide, o contro i suoi recettori presenti sul sistema del nervo trigemino, bloccano questa via del dolore impedendo a CGRP di innescare la crisi dolorosa.

Tra i farmaci in sperimentazione Erenumab, sviluppato da Amgen e distribuito con Novartis, è il più vicino al traguardo dell'impiego in clinica: il dossier è già stato presentato alla European Medicines Agency (Ema). Con una espressione colorita è stato descritto come una raffica di pallottole d’argento sparata contro l'origine del mal di testa. Altri due anticorpi monoclonali in sperimentazione a Napoli sono Eptinezumab di Alder, che si somministra endovena ogni 3 mesi, e Fremanezumab di Teva, da assumere ogni mese per via endovenosa o sottocute. Per completezza citiamo anche Galcanezumab di Eli Lilly, che ha completato a sua volta il ciclo di studi di fase III.

Parliamo – sottolinea Tedeschi – di pazienti con attacchi di emicrania per oltre 14 giorni al mese o che hanno un’emicrania episodica che non risponde alle terapie preventive, oppure di pazienti con la cosiddetta cefalea da suicidio perché le crisi si susseguono di fatto ogni giorno, oppure con cefalea a grappolo episodica resistente ai farmaci: tutte persone per le quali una riduzione del numero di giorni con mal di testa significa tornare ad avere una qualità della vita accettabile.

Dal punto di vista cronologico, nell'aprile scorso Novartis aveva annunciato l'avvio della collaborazione con Amgen per la diffusione di Erenumab (sigla AMG334) e in giugno l'agenzia europea Ema ha accettato il dossier. Ai primi di settembre le notizie più incoraggianti sui risultati contro il mal di testa ottenuti con Erenumab sono scaturite dal 18° Congresso dell’International Headache Society di Vancouver. L'ultimo annuncio è venuto a Napoli dal congresso di neurologia della Sin.

L'emicrania, in forma cronica, è stata inserita dall’OMS al sesto posto tra le cause di disabilità. Gli anticorpi monoclonali anti-CGRP potrebbero diventare una terapia di prima linea, oppure una terapia di fase avanzata per quelle forme di cefalea refrattarie ai più comuni trattamenti, saranno i risultati a decretare il successo. Erenumab occupa il recettore CGRP, le altre molecole della stessa famiglia (eptinezumab galcanezumab e fremanezumab) blocccano il peptide. L'esito è lo stesso. Questi medicinali rappresentano una fonte di speranza nella lotta spesso difficile contro l’emicrania, una patologia che colpisce 5 milioni di italiani, il 18% della popolazione femminile e il 9% di quella maschile.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale